IL SEME DEGLI AGHI - Foto A. Ferrini
Su questa tegola esposta a Gello Biscardo è narrata "IL SEME DEGLI AGHI", una storia sui Matti da Gello. Per una più facile lettura eccola di seguito riportata.
Al mercato di Arezzo due di Gello videro un seme con le estremità appuntite, perciò diverso da quello del grano. Subito chiesero al commerciante che razza di seme fosse quello. Questi, conosciuta nella domanda la dabbenaggine dei due rispose: "Come, non lo conoscete? Ma è seme di aghi".
"Hai sentito - disse un gellese all'altro - seme di aghi!" e rivolto al mercante: "Ma a seminarlo nasce?" "Come il grano" - rispose il venditore.
"Allora ne compriamo cinque chili e lo seminiamo nel campicello che è stato scassato due anni fa. Ora che i massi grazie al sole, all'acqua e al gelo sono andati tutti in frantumi e trasformati quasi totalmente in terra fertile, dovrebbe esser pronto a ricevere la semina".
Tornati a Gello fecero vedere a tutti il nuovo seme e come un rito fu preparata la terra vergine per il grande evento. Dopo la semina tutte le mattine si recavano a controllare se gli aghi erano nati. Un giorno finalmente qualcosa spuntò dalla terra. "Tò guarda! Ma gli manca la punta" - disse uno. Non spiegandosi il perché decisero di tornare dal mercante che gli aveva venduto il seme.
"Dipende dai grilli, - spiegò il venditore ai gellesi - questi insetti sono ghiotti di queste piante ed appena escono dalla terra gli mangiano la punta".
I gellisi tornati al paese riferirono il tutto ai compaesani e tutti insieme stabilirono senza tentennamenti che bisognava montare la guardia con tanto di fucili affinché gli altri aghi non venissero spuntati dai grilli.
La notte successiva, in quattro, uno per ogni angolo del campicello, vegliarono gli aghi che sarebbero nati.
Cri Cri Cri, già appena dopo il tramonto i grilli cominciarono a cantare. Il cielo era completamente sereno, ma nonostante la luna piena i quattro non riuscivano a vedere quei malefici insetti che secondo loro stavano spuntando gli aghi.
Fu solo sul far del giorno che un grillo, saltando, andò a posarsi sul petto di uno di loro. Questi subito gridò: "Qui, qui, il grillo è nel mio petto". L'amico all'angolo opposto imbraccio il fucile e sparò mirando al petto dell'altro. Il colpo del fucile ad avancarica tuonò nella vallata. Il gellese morì, ma in compenso fu trovata dopo lunghe ricerche una gamba di grillo. Con questa ritornarono trionfanti al paese. Fu chiesto loro come fosse andata.
"Bene, bene - fu la risposta orgogliosa - Uno di loro, un di noi".
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