La Basilica di San Domenico
ad Arezzo, città d'arte toscana che puoi conoscere dettagliatamente con questo sito
Testi e foto di Alessandro Ferrini ©
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San Domenico, un esempio di architettura gotica ad Arezzo
Nel centro storico di Arezzo, a pochi metri dalle mura cittadine rivolte verso settentrione, si trova la Basilica di San Domenico che si affaccia nell’omonima piazza. Uno spazio urbano con belle piante che insieme alla facciata della chiesa creano una piacevolissima armonia architettonica che fa della semplicità il suo punto di forza.
Il luogo si trova a pochi minuti a piedi dalla Cattedrale di San Donato, ma è molto bello e semplice da raggiungere anche dal parcheggio auto di Via Pietri, più conosciuto come “parcheggio delle scale mobili”. Da qui, senza servirsi di questo mezzo meccanizzato, si può arrivare al centro storico di Arezzo tramite una stradetta pedonale che, in leggera salita e tra il verde, ci porta a un’antica porta sulle mura: Porta Pozzuolo, di origine duecentesca. Oltrepassata questa, ci troviamo a pochi metri dalla parte posteriore della chiesa.
Prima di parlare di questo sacro edificio aretino è opportuno ricordare che Domenico di Guzmàn, nato a Caleruegua (Spagna) nel 1170, morto a Bologna nell’agosto del 1221 e canonizzato già nel 1234, aveva fondato nel 1216 l’Ordine dei Frati Predicatori che ebbe l’approvazione, quindi l’autorizzazione a poter operare, nel dicembre dello stesso anno da parte di Papa Onorio III. Da subito i seguaci di San Domenico iniziarono a spostarsi e stabilirsi in molti luoghi, prima italiani e spagnoli, poi europei.
Questi Frati Predicatori, che si distinguevano per essere dei grandi studiosi in molteplici discipline (così sono considerati ancor oggi), giunsero ad Arezzo alla fine degli anni Venti del Duecento. Se all’inizio erano ospiti in altre strutture religiose (aveva ordinato questo Papa Onofrio III nel 1218), a metà del secolo avevano già un loro convento con annesso oratorio. Furono ben accetti in città, per il nuovo messaggio di San Domenico che portavano insieme a un’ondata di cultura. In pochi anni questa realtà religiosa divenne sempre più importante, da qui l’esigenza di avere una loro chiesa che attraverso le pagine di questa sezione web conosceremo in molti suoi dettagli architettonici e artistici.
La costruzione della Chiesa di San Domenico iniziò nel 1275 (due anni prima della cattedrale) e terminò agli inizi del Trecento. In buona parte fu finanziata da due importanti e potenti famiglie: gli Ubertini e i Tarlati. Entrambe ebbero in quel periodo due grandi vescovi aretini: Guglielmo degli Ubertini che era vescovo al momento dell’inizio della costruzione, Guido Tarlati che fu proclamato vescovo nel 1312.
Dato il periodo, la chiesa non poteva non essere costruita in stile gotico. La sua facciata, che si mostra asimmetrica, rimase incompiuta, così come appare ancor oggi. Il piccolo campanile a vela dà eleganza a questa parte anteriore dell’edificio. In questo sono collocate due antiche campane, una del 1349, l’altra del 1556. La facciata è inoltre caratterizzata da una sorta di piccolo loggiato addossato alla porta d’accesso. Questo elemento architettonico è relativamente recente. Fu realizzato negli anni Trenta del XX secolo per proteggere un affresco d’inizio Cinquecento dipinto nella lunetta sopra il portone.
L’interno della Chiesa di San Domenico, eletta a Basilica nel 1960, è ad aula unica con copertura a capriate. La sua illuminazione naturale (scarsa) è garantita dal rosone sulla facciata, le ampie vetrate dietro l’altare maggiore, le sei monofore per parete. Queste, per la loro forma allungata, sono gli elementi che danno subito l’idea dello stile gotico che nel resto dell’edificio non è particolarmente accentuato. Inoltre le dodici monofore hanno intorno una sorta di cornice bianco nera che potrebbe anche essere un richiamo alla veste domenicana, certamente in questo modo sono molto evidenti sulle scure pareti. Altra particolarità è che non sono equidistanti. Man mano che ci avviciniamo alla zona presbiteriale intercorre meno spazio tra loro. Questa cosa fa si che aumenti l’effetto prospettico della chiesa osservandola dal portone ingresso.
La notorietà della Basilica di San Domenico ad Arezzo si deve molto al suo aspetto artistico. Dal terzo decennio del Trecento ai primi anni del Cinquecento, sulle pareti della chiesa dipinsero i più noti pittori della città, e non solo. Di tutti questi affreschi, oggi qualcuno è ancora integro, una parte sono andati persi, di altri rimangono parti significative o solo frammenti. Troviamo dipinti tanti motivi realizzati da artisti come Spinello Aretino, il figlio Parri di Spinello, Donato e Gregorio d’Arezzo, Montano d’Arezzo, il Maestro del Vescovado, Angelo di Lorentino, Giovanni d’Agnolo di Balduccio e altri. Nella chiesa domenicana non vi sono solo affreschi, è presente anche un bellissimo trittico su fondo oro sempre del Maestro del Vescovado, un San Pietro da Verona in terracotta invetriata di scuola robbiana e una Madonna con Bambino trecentesca scolpita su pietra. Infine, ma in primis come valore artistico, è conservato in questa chiesa una straordinaria opera giovanile di Cimabue. Una grande croce dipinta posta in alto sopra l’altare maggiore databile tra il 1265 e il 1270. Un fiore all’occhiello non solo per Basilica di San Domenico, ma per l’intera città di Arezzo.