UNA CROCE DI NUOVO SPLENDENTE - Foto Alessandro Ferrini
Anche monumenti imponenti e apparentemente indistruttibili come la Croce del Pratomagno sentono il peso degni anni e così hanno bisogno di interventi di restauro e consolidamento per tornare splendenti nella loro struttura ed aggiungere fascino, se mai ce ne fosse bisogno, ad un luogo simbolo per la Provincia di Arezzo come il massiccio del Pratomagno.
La croce, realizzata nel 1928 da un idea di Padre Luigi da Pietrasanta per celebrare il settimo centenario della morte di San Francesco, si stroncò letteralmente nel novembre 1966 in concomitanza dell'alluvione di Firenze. La croce che era divenuta simbolo di una famosa montagna nonché simbolo religioso per Casentino e Valdarno non poteva rimanere in quello stato e per unanime volontà delle autorità politiche e religiose ne fu decisa la ricostruzione che fu ultimata nel 1969. Il giorno di Ferragosto di quello stesso anno si tenne l'inaugurazione della croce ricostruita. In realtà la ricostruzione avrebbe dovuto ultimarsi nell'estate del 1968 perché per il primo settembre di quell'anno era stata programmata a Monte Lori, sempre sul Massiccio del Pratomagno, la Festa Nazionale della Montagna. Condizioni climatiche avverse non consentirono di rispettare tale data e così la completa ricostruzione della croce si ebbe un anno più tardi.
Quaranta anni erano passati dalla realizzazione della grande croce in ferro del Pratomagno al suo quasi completo rifacimento che portò ad un abbassamento del monumento di circa due metri, oltre quaranta anni erano passati da quell'intervento ad oggi: il monumento necessitava di un'altra volta di lavori di consolidamento e restauro.
L'input per questa operazione è partita da Ivano Versari, Sindaco del Comune di Ortignano Raggiolo. Il territorio di questo comune, pur estendendosi in buona parte sulle pendici casentinesi del Pratomagno non arriva vicinissimo alla croce (il monumento si trova nel Comune di Loro Ciuffenna, a qualche decina di metri inizia il Comune di Castel San Niccolò), tuttavia i suoi abitanti, in particolare quelli di Raggiolo, sentono molto propria la grande croce ferrea in quanto Padre Luigi da Pietrasanta era molto legato a questo paese e furono in particolar modo gli stessi abitanti di Raggiolo a trasportare a mano o a soma sulla cima del Pratomagno gli elementi metallici, realizzati a Ponte a Poppi, che servirono per la costruzione della croce.
Dall'input partito da Ortignano Raggiolo, l'idea è stata adottata e sostenuta dalla Provincia di Arezzo che è divenuto ente coordinatore del progetto, seguito in prima persona dal suo Presidente Roberto Vasai. Altri enti coinvolti nel progetto sono stati la Regine Toscana, l'Unione dei Comuni del Pratomagno, l'Unione dei Comuni del Casentino, i Comuni di Loro Ciuffenna e Ortignano Raggiolo.
Nonostante una primavera ed un inizio estate 2013 particolarmente piovosi, i lavori sulla croce, ai quasi 1600 metri della cima del Pratomagno sono andati avanti e per il 27 luglio, giorno fissato per l'inaugurazione era tutto pronto. Il lavoro di restauro, seguito anche dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Arezzo, sono consistiti nel consolidamento delle fondamenta della croce, la completa sostituzione dei bulloni che legano le parti metalliche, ripulitura di queste dalla ruggine, successivo trattamento anticorrosivo e riverniciatura di tutta la struttura con una splendente rosso amaranto. (In origine la croce non era verniciata, ma trattata con il minio, un antiruggine al piombo, per cui era di un colore tendente all'arancione, quello del minio). La cappellina all'interno della croce è stata anch'essa restaurata e resa più idonea al raccoglimento e alla preghiera. La ceramica all'interno di questa, realizzata dal Prof. Augusto Chini fratello del progettista del monumento, raffigurante San Francesco tra la natura, è stata anch'essa restaurata.
Per realizzare tutto questo è occorsa buona volontà, convinzione nella bontà del progetto, ma anche un buon impegno economico. A questo ha provveduto in parte la Regione Toscana, ma il ringraziamento maggiore in questo senso va sicuramente a Banca Etruria, l'istituto di credito locale da sempre particolarmente sensibile al "bello" del territorio aretino.
|
|