FRANCESCO MORANDINI. A cura di Eleonora Ducci
Opere Morandini



Francesco Morandini detto "il Poppi". Di Eleonora Ducci

Francesco Morandini nasce a Poppi, probabilmente attorno all'anno 1544, data ricavabile dal "Riposo" di Raffaello Borghini che, scrivendo poco prima del 1584, lo dice di trentanove anni. Il padre Stefano esercitava la professione di notaio e proprio a questa professione voleva avviare il figlio, facendogli studiare grammatica sin da giovanissimo. "Ma egli, che da natura era inchinato al disegno, andava da se stesso ritraendo hor una cosa, & hor altra, finché hebbe occasione di ritrarre alcune stampe, che furono mandate à un suo parente, le quali egli contrafece così bene che ciascuno si maravigliava, che le vedea: di queste ne portò alcune a Firenze un suo Zio, le quali havendo vedute Piero Vasari, & inteso che l'havea fatte un fanciullo operò che Francesco fosse mandato à Firenze, & il ricevette a casa sua, & il mise ad imprender l'arte con Giorgio Vasari suo fratello, col quale non poté far per all'hora molto profitto; perciocché essendo seguiti vari accidenti fu dal padre chiamato à Pietrasanta, e poscia sene andò in Casentino.
Ultimamente fu ricondotto in Firenze da un Felice della Campana, e ritornò a lavorare col Vasari; ma havendo avuto qualche disparere col detto Felice, disperato di poter istare in Firenze, perché non haveva il modo à vivere, prese licenza da Giorgio per andarsi condio, il quale intesa la cagione della sua partenza il ritenne, e l'accomodò con D. Vincentio Borghini Priore degli Innocenti, il quale lo raccolse molto cortesemente, e gli diede ogni comodità che egli potesse studiare. Laonde seguitando il Poppi sotto il Vasari con gran sollecitudine ad imprendere tutte le cose dell'arte, lavorò buona pezza per Giorgio; talche si fece pratico, e diligente in tutte le maniere del dipingere"("Il Riposo", Raffaello Borghini, 1584).??Proprio in questo brano si viene a conoscenza della provvidenziale sistemazione del Morandini presso l'Ospedale degli Innocenti, sotto la protezione dello Spedalingo Borghini. Il Poppi abitava probabilmente proprio all'interno dell'Ospedale: il suo nome infatti è spesso accompagnato da Frasi del tipo "sta col luogotenente" - appunto Vincenzo Borghini - oppure ancora " sta ne' nocenti" e in un pagamento del 1572 per "L'Arcangelo Raffaele e Tobiolo" Francesco Morandini è definito " dipintore de' Nocenti di Firenze".?L'essere sistemato presso lo Spedalingo fu di fondamentale importanza per il Nostro che, sotto la diretta protezione di un uomo così potente alla corte medicea, così influente dal punto di vista artistico ed intellettuale sulle committenze del Granduca, poté godere di una grande considerazione e ricevere importanti incarichi. Borghini e Vasari infatti formarono alla corte medicea un potente e stabile sodalizio artistico, l'uno ispiratore, regista ed ideatore di imprese decorative e ed eventi celebrativi, l'altro realizzatore di questi. Proprio quando il Morandini arriva a Firenze lo Spedalingo è all'apice della sua potenza, essendo da poco stato nominato Luogotenente dell'Accademia delle Arti e del Disegno (1563).
L'anno di arrivo del "Poppi" a Firenze non è conosciuto, tuttavia si può pensare con una certa sicurezza che non sia giunto nella città prima del 1563: la prima notizia che lo riguarda risale infatti al 1564, anno in cui fu eletto dall'Accademia del Disegno tra i festaioli che dovevano allestire le celebrazioni per la festa della SS. Trinità. Il Morandini rifiutò l'incarico ma l'elezione ci testimonia la considerazione della quale "il Poppi" già godeva. Il suo nome non è tra l'altro mai menzionato nella corrispondenza tra il Borghini e il Vasari prima del 1564, anno in cui in una lettera il Vasari parla del "Poppi" come di un pittore alle prime armi, ancora inesperto. ?L'esordio pubblico di Francesco Morandini avvenne probabilmente in occasione delle nozze di Francesco I de' Medici con Giovanna d'Austria, e precisamente nell'allestimento, supervisionato dal Borghini, dell'apparato scenografico per le vie della città che doveva accogliere la principessa austriaca il 16 dicembre del 1565. ?Sappiamo inoltre con certezza che partecipò alla decorazione del cortile di Palazzo Vecchio, anche se è davvero problematico definire con ulteriore precisione il suo intervento nella totalità della decorazione.
Proprio al periodo dell'apparato delle nozze medicee è riconducibile, a seguito della documentazione relativa a pagamenti presente nell'Archivio dell'Ospedale, il primo dipinto eseguito dal Morandini pervenutoci: si tratta di una "Madonna in trono con il Bambino e Angeli venerata dalle innocenti". Tale dipinto si trova oggi nella stanza del Priore dell'Ospedale degli Inncenti e, a quanto ritiene Bellosi , si tratterebbe proprio del dipinto inizialmente collocato "nella Stanza delle donne", ricordato nei pagamenti come una tavola destinata alla " Chiesa delle nostre donne" ( "Il Riposo", Raffaello Borghini, 1584; "Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua", F. Baldinucci, 1681-1724).?Il giovane casentinese nel frattempo si era fatto un nome anche autonomamente all'interno della corte medicea, tanto che il principe Francesco, nel 1567, richiese un suo quadro. Con ogni probabilità il Morandini dovette essere raccomandato al principe dal Vasari medesimo, che ancora manteneva a corte un certo peso, nonostante il ruolo di architetto di corte assunto dal Buontalenti, coordinando la decorazione dello Studiolo e della cupola di Santa Maria del Fiore. Il quadro in questione rappresenta L'Età dell'Oro e l'attribuzione è confermata da Raffaello Borghini che dice di proprietà di Francesco I "un quadro in cui sono figurati gli anni dell'oro" di mano proprio del Poppi; è altresì sicuro che il disegno per il quadro sia del Vasari, su invenzione dello Spedalingo. Tra il 1567 e il 1569 lo troviamo impegnato in una collaborazione col Vasari per la realizzazione di un'ancona bifronte per la chiesa di Santa Croce. Dalla corrispondenza vasariana viene fuori solo il nome del Morandini come collaboratore all'impresa. ?Molteplici sono le imprese artistiche del Poppi, sia autonome che con la bottega del Vasari, per giungere alla più importante impresa fiorentina del Nostro: la decorazione dello Studiolo di Francesco I, affidata a Giorgio Vasari su invenzione dello Spedalingo Borghini. Vasari decise di affidare un così preminente ruolo al Poppi nella decorazione dello stanzino probabilmente proprio per sdebitarsi con l'influente Spedalingo, primo e più importante sostenitore del Morandini. Il Nostro realizzerà per lo Studiolo ben due dipinti e si occuperà di decorare parte della volta, incarichi assai importanti vista l'età dell'artista, il più giovane all'interno dell'équipe vasariana. Qui entrerà in contatto con Giovan Battista Naldini, grazie al quale il Morandini si avvicina a mondo dello sfumato sartesco, un mondo più arrotondato e vaporoso di quello del Vasari. Anche il Naldini era un protetto dello Spedalingo e fu per il Morandini, di poco più giovane, un importante punto di riferimento, soprattutto nei momenti in cui Giorgio Vasari fu occupato nelle commissioni papali a Roma, prima di morire nel 1574. Inizialmente ritenuti d'intera paternità morandiniana, gli affreschi dello Studiolo sono stati riconsiderati dal Pillsbury che vi ha invece notato anche la mano di Jacopo Zucchi, in una nuova sistemazione attributiva accolta anche dal Cecchi e dall'Allegri. Oltremodo importanti per la partecipazione del Morandini allo Studiolo sono i due dipinti che egli realizza in momenti distinti, rispettivamente prima e dopo un'assenza dalla durata imprecisata, probabilmente a Roma. Il primo dipinto è realizzato su una lastra di lavagna di forma rettangolare e raffigura la Fonderia dei bronzi: notevole è qui la resa delle figure, investite di metallici bagliori che le assimilano ai prodotti stessi della fonderia medicea qui rappresentata; il secondo dipinto è un ovato che rappresenta "Alessandro che dona Campaspe ad Apelle".?Dopo lo Studiolo sono molte le commissioni per ordini religiosi, da Prato a Firenze, nonché quelle per la realizzazione di quadri da stanza, molti dei quali citati nel Riposo del Borghini.
Artista affermato e stimato sarà immediatamente connumerato all'Accademia del Disegno dietro sua richiesta nel 1574 e nello stesso anno parteciperà all'apparato per le esequie del Granduca Cosimo, sotto la direzione artistica di Alessandro Allori.?E' adesso, tra il 1575 e il 1576, che il Morandini trascorre un periodo di tempo dalla durata imprecisata a Poppi, suo paese natale, da dove invierà allo Spedalingo Borghini tre lettere dove si scusa per non avere scritto prima al proprio protettore "per essere stato male, e non havere hauto occasione alcuna". E' quindi deducibile che il soggiorno a Poppi dovette iniziare ancora prima di tale data e terminare ben oltre il 26 marzo 1576, data dell'ultima lettera, poiché a Firenze non si hanno notizie del nostro fino a quasi un anno dopo. D'altro canto le opere elencate dallo stesso Morandini nelle lettere indirizzate al Borghini sono troppo numerose per essere state portate a termine in soli quattro mesi. Nella prima lettera del novembre 1575: "… ho messo innanzi un baldacchino alla Comunità, ho quasi finito la tavola a' frati e ho mesticato una tavola per una Compagnia, e ho fatto la scritta con un altro qui della terra d'una altra che va in Badia, il prezzo medesimo dell'altra, cioè scudi 70. E ho disegnato un quadro d'un Rosario. Eccoci ancora un altro che ne vuol fare una altra. E i Frati dicono di volere altro …".
La seconda lettera è particolarmente ricca di notizie:
"… havendo finito la tavola dell'Eremo, m'hebbi a trattenere a portarla non essendo secca. E lassù fui trattenuto, chè ne vogliono fare un'altra innanzi che io mi parta, e di già l'hanno fatta fare. E per gratia di Dio, hanno hauto universalmente a Camaldoli e all'Eremo, di quella finita, grandissima sadisfazione; il che non pensavo a un pezzo per esservi tanti cervelli. Pure del tutto ne sia lodato Dio, chè non solo quella che io ho a fare, ma molte altre cose dicano che vogliono. Ma per hora non voglio metter mano ad altro che a questa per lasciarli sadisfatti. E' certo che m'hanno fatto tante carezze, che io non gli ho potuto dire di no; sì ancora per esser piccola e speditiva. Ho ancora presso alla fine di un quadretto, che l'esser restato sarà cagione che io lo finisca, e sadisfaccia a una Compagnia qui del Castello; e finisca ancora certi altri drappelloni. E intanto metterò in ordine un'altra tavola per qui, che è grande come l'altra braccia 5. E di tutte e dua n'ho fatto la scritta di scudi 70 l'una, tempo a finirla 3 anni…". La missiva si conclude dicendo " ecci ancora molte altre cose imbastite. Non vorrei star tanto lontano da bottega …".
Ovviamente la bottega cui si riferisce è la propria, essendo il Vasari morto da più di un anno. Di tutte le opere elencate in questa seconda lettera non è rimasta traccia alcuna e persino il Borghini per l'Eremo nel suo Riposo ricorda solo " una tavola del Rosaio" anch'essa mai rintracciata. Nonostante non ne venga specificato il soggetto, le due opere di braccia 5 per le quali il Morandini ha pattuito un compenso di 70 scudi ciascuna sono identificabili con una certa sicurezza con Il Martirio di San Giovanni Evangelista della Badia e La Pentecoste della Chiesa dei SS. Marco e Lorenzo. Per l'identificazione delle due tele sono state determinanti le carte dell'Archivio di Stato Firenze studiate da Alessandra Giovannetti. I documenti, appartenenti al fondo del monastero della SS. Annunziata, hanno permesso di datare con precisione la Pentecoste al 1575, nonché di sapere che la Badia di San Fedele era posta sotto la cura della Compagnia dello Spirito Santo. Per quanto riguarda l'opera "che va in badia", "Il Martirio di San Giovanni Evangelista", la vediamo ricollocata nella sede originaria, il transetto destro, sopra l'altare patrocinato nel 1581 da Torello Lapucci e dalla moglie Caterina Caietani. La tavola è sormontata da un ovato in pietra con dentro "Sant'Agnese", dipinta anch'essa del Morandini. Borghini e Baldinucci ricordano un'altra tavola in Badia, una "Madonna del Rosario", mentre il Beni rammenta invece una tela con "l'Assunzione". entrambi i dipinti oggi non esistono più.? Nell'ultima lettera spedita al Borghini il Nostro fornisce non nuove notizie riguardo al proprio operato citando ancora le due principali realizzazioni di questo rimo soggiorno a Poppi: il Martirio e la Pentecoste.?Altre opere sono invece testimoniate dal Riposo del Borghini: una tavola con "La Madonna, Bambino e Santi" della Chiesa dei Minori Conventuali di Fronzola, un borgo nelle vicinanze di Poppi, e un'altra tavola con i Tre Santi per i frati dello stesso ordine questa volta del borgo di Certomondo. ?Il ritorno a Firenze è da collocarsi in un momento imprecisato tra il 26 marzo e il 4 febbraio 1576, data di una lettera scritta proprio da Firenze al suo protettore Vincenzo Borghini.?Numerose le opere realizzate dal Morandini in questo periodo, molte delle quali ricordate dal Borghini nel Riposo, dopo la cui pubblicazione nel 1584 si interrompe la primaria e più precisa fonte di informazioni sul Poppi e la conoscenza delle opere realizzate dopo tale data risulta un po' meno precisa e circostanziata. Ricordiamo tuttavia che non manca la documentazione, e che tale documentazione ci permette di ricostruire una cronologia coerente per il cospicuo numero di opere realizzate in questi anni prima della morte, in particolare per compagnie religiose. In ogni caso, cercando di concentrarci sulle opere casentinesi possiamo dire che gli altri dipinti presenti ad oggi a Poppi, ovvero "L'Annunciazione" ,il "San Gregorio" e il "Sant'Agostino" della chiesa dell'Annunziata e la Deposizione della chiesa di San Marco, mancando dall'elenco del Borghini sono da collocarsi dopo il 1584 e quindi riconducibili ad un altro momento trascorso dal Nostro a Poppi.?Un secondo soggiorno è quindi ipotizzabile ed è proposto anche da Alessandra Baroni, quantomeno in forma di visite sporadiche, viste le numerose altre opere del Morandini presenti in Casentino, per lo più a Poppi. Appartenenti a questo momento sono tre prove: la "Lamentazione sul Cristo Morto" nella Chiesa dei Santi Marco e Lorenzo," l'Annunciazione e Sant'Agostino Vescovo e San Gregorio Papa" nella Chiesa dell'Annunziata delle Monache Camaldolesi. E' opportuno ricordare che il periodo della seconda metà del '500 a Poppi è caratterizzato da un notevole fervore religioso, in particolare per quanto riguarda il convento delle Monache Camaldolesi, fondato proprio nel 1563 con la benedizione di Cosimo I, da Dianora Paolozzi, che morirà poi nel 1566 compianta da tutta la comunità. Per le commissioni ricevute dal detto Monastero è stata senz'altro fondamentale la presenza all'interno del convento delle due sorelle del pittore, Dianora e Margherita, quest'ultima badessa negli anni in cui il pittore esegue "l'Annunciazione". Proprio per questi dipinti commissionati dalle Monache dell'Annunziata la Giovannetti ha rintracciato la documentazione relativa ai pagamenti, più precisamente quattordici scudi ricevuti il 9 dicembre 1596 mentre era badessa proprio Suor Margherita Morandini. Sempre dal convento nel 1604 sarà l'erede Bastiano Morandini a ricevere altri sette scudi "a conto di Francesco Morandini dipintore".?Si noti come le opere di quest'ultimo periodo siano più lontane dal gusto vasariano, legate invece allo stile dell'Allori, divenuto il più importante pittore a Firenze dopo la morte del Vasari.?Tra il 3 e il 9 aprile 1597 Francesco Morandini muore a Firenze e viene sepolto nella Cappella dei Pittori alla SS.Annunziata alla presenza degli accademici dell'Accademia del Disegno di Firenze.