Il Rifugio di Buite, la Pozza Nera, la croce
un itinerario nel cuore del Pratomagno, il massiccio tra Casentino e Valdarno
Testi e foto di Alessandro Ferrini ©
70 immagini in sequenza per conoscere questo itinerario in Pratomagno. Clicca per iniziare l’escursione virtuale
In Pratomagno al Rifugio di Buite, alla Pozza Nera e alla grande croce
Il percorso che descriviamo in queste pagine ci farà camminare dentro magnifici boschi del Pratomagno, passeremo accanto dalla Casetta di Buite, oggi un bivacco, ma nato come rifugio per boscaioli, pastori, carbonai che lavoravano in questa zona del grande massiccio che divide le valli del Casentino e del Valdarno, ma che al tempo stesso le unisce tramite tanti percorsi che fin dall’antichità attraversano la montagna, un tempo utilizzati da mercanti e pastori, oggi, divenuti quasi tutti sentieri CAI, utilizzati da amanti del trekking. Su uno di questi, oggi CAI 30, cammineremo per seicento metri. Un percorso che fin da epoca medievale da Bibbiena saliva sul crinale del massiccio passando per Ortignano e Raggiolo, lo attraversava alla Pozza Nera e discendeva sul versante occidentale della montagna fino a Loro Ciuffenna passando per Trappola. Quest’ultimo borgo, arroccato sulle scoscese pendici valdarnesi del Pratomagno, come Raggiolo, fu un castello dei Guidi. Le strade che, in auto, conducono al punto di partenza dell’escursione passano accanto o a poca distanza da questi borghi. Un’occasione, quindi, per visitarli. Da vedere sono anche Quota, sul versante casentinese, e Anciolina su quello valdarnese. La camminata che proponiamo è da considerarsi di media difficoltà. Ha una lunghezza di circa dieci chilometri e un dislivello altimetrico complessivo di 880 metri. Osservando la mappa vediamo che il percorso si possa facilmente accorciare. Ad esempio, giunti a Pozza Nera possiamo risparmiare un chilometro se prendiamo subito il crinale verso nord-ovest invece di girare intorno e salire su Poggio Masserecci. Accorceremo ancora di più e diminuiremo sensibilmente il dislivello se raggiungiamo Prato Romito direttamente con una pista forestale evitando di raggiungere il CAI 30 che ci fa salire a la Pozza Nera. Come appena detto, luogo d’inizio della camminata è Le Tre Fonti, un grande prato e area attrezzata che raggiungiamo con un chilometro di strada bianca che inizia nel grande spiazzo davanti al Ristorante Da Giocondo. Questa via coincide con un tratto del CAI 42, un lungo percorso che da Strada in Casentino arriva fino alla croce del Pratomagno. Proprio su questo sentiero inizia l’escursione. Appena oltrepassata la sbarra che chiude ai mezzi motorizzati una strada di servizio che da Le Tre Fonti sale a Poggio Pianellaccio (CAI 42B), voltiamo a sinistra e iniziamo a camminare lungo la staccionata. Al termine di questa entreremo nel bosco e una breve discesa ci porterà ad attraversare un piccolo fosso. Stiamo camminando sul confine tra i grandi prati della montagna e le sottostanti faggete. Dopo duecento metri attraversiamo un altro ruscello, poi, oltre un cancello, entriamo in una radura. Al termine di questa, alla nostra destra una striscia di faggi sale verso la cima della montagna. Il CAI 42 segue, fiancheggiandolo, il bosco. Il percorso è ormai in disuso ed è difficile identificarlo. Quasi alla fine dei faggi troviamo una sorta d’ingresso nel bosco. Vi accediamo e, seguendo un sentiero, in meno di cento metri giungiamo alla Fonte del Duca, nonché sorgente del Teggiana, il torrente che dopo esser passato accanto a Raggiolo va a gettarsi in Arno nei pressi di Bibbiena. C’è un altro modo per raggiungere questa sorgente che vale veramente la pena vedere. Invece di voltare a destra per seguire il CAI 42, seguiamo la strada che da qui diventa CAI 42A. Dopo pochi passi giungiamo al Teggina che attraversa la strada. Possiamo facilmente risalire questo corso d’acqua caratterizzato da piccole cascate dovute a muretti realizzati per evitare l’erosione del terreno. In poco più di cento metri saremo alla sua sorgente. Tornati sul CAI 42A continuiamo il nostro cammino. Dopo qualche minuto il percorso volta a sinistra e inizia a scendere nel bosco. In questo tratto il sentiero è meno evidente, facciamo attenzione ai segni bianco rossi sulle piante. Poi diviene un vero e proprio vialetto dentro uno splendido bosco che in dieci quindici minuti ci conduce in un pianoro con maestosi faggi. Siamo alla Casetta di Buite (1345 metri), un bivacco realizzato su quello che fu un rifugio, ma anche un’abitazione, per boscaioli, pastori, carbonai. Questo luogo è anche un’area attrezzata con tavoli, fornelli e un’immancabile fonte con acqua ottima e fresca. Continuiamo sul CAI 42A e in duecento metri di leggera discesa giungiamo ad un incrocio con una strada forestale. Il percorso CAI volta a sinistra e dopo venti metri a destra per scendere a Raggiolo, noi andiamo a destra. L’ampia strada, salendo leggermente, scorre dentro una rigogliosa faggeta. Poi inizia a scendere fino ad un fosso che, in primavera quando ci siamo passati noi, a monte ci ha mostrato bei giochi d’acqua. Da qui la strada inizia una costante salita fino al suo punto più alto (1360 metri) in corrispondenza di una leggera curva a destra. Continuiamo ancora per 170 metri. A destra c’è una pista forestale che si addentra nel bosco. L’inizio di questa strada è tra due faggi, nel loro fusto c’è un segno verde. Sul terreno, accanto al faggio di destra, c’è un termine. Ossia quelle pietre che venivano messe come segnalatori di confini. Sul fronte è riportata una critta CI 842. Imbocchiamo questa strada che in circa settecento metri di salita pressoché costante, ma non impegnativa, ci conduce ad un incrocio con un'altra pista forestale. Se andiamo a destra, in pochi minuti raggiungiamo Prato Romito, un’ampia insellatura sul crinale del Pratomagno. In questo modo accorceremo abbastanza l’escursione, ma noi vogliamo vedere la Pozza Nera e goderci Poggio Masserecci, quindi continuiamo a sinistra. In altri settecento metri dentro un bellissimo bosco, tendenzialmente in leggera discesa, arriveremo all’incrocio con il CAI 30. Dell’importanza storica di questo percorso abbiamo già parlato. Lo imboccheremo verso destra, salendo, e in circa seicento metri raggiungeremo la verde conca sul crinale dove si trova la Pozza Nera. Si tratta di un piccolo invaso artificiale, creato su una sorgente chissà quanti anni fa, perché gli animali che pascolavano quassù si potessero abbeverare. Oggi la Pozza Nera, forse per l’invaso che non trattiene più l’acqua o per la diminuita portata della sorgente, la vediamo piena solo nei periodi molto piovosi. In questo luogo, che per secoli ha visto il transito di tante greggi e pastori, su iniziativa della Brigata di Raggiolo e del Ristorante Da Giocondo, nel 2020 sono stati portati alcuni massi. Ne guadagna la scenografia e servono da panche. In uno di questi è stata piantata una sorta bandiera che ricorda San Michele Arcangelo, figura di riferimento per i pastori transumanti tra Casentino e Maremma.Sull’intero crinale del Pratomagno scorre il CAI 00 che spesso, però, evita di salire sulle cime dei colli, ma gli passa a fianco. Anche da Pozza Nera, il CAI 00 non sale su Poggio Masserecci, ma gli passa sul fianco sinistro. Noi seguiamo il percorso che per un centinaio di metri attraversa un fitto bosco per poi sbucare nella conca successiva. Da questa inizia, a sinistra, il CAI 31 che scende fino alla Pieve di Socana tenendosi sul crinale di una sorta di contrafforte che oggi, nella parte alta, segna il confine tra i Comuni di Ortignano Raggiolo e Castel Focognano. Fino a metà Trecento separò il territorio sotto il controllo del vescovado aretino da quello dei Guidi.Cominciamo da questa insellatura sul Pratomagno il cammino di ritorno al punto di partenza. Questa volta non seguiamo il CAI 00, ma saliamo su Poggio Masserecci (1548 metri). Il breve sforzo sarà ripagato dal bellissimo manto erboso che troveremo su questa cima e dal panorama a 360 gradi che ci offrirà. Andando poco più avanti rivedremo la Pozza Nera dall’alto e l’intero massiccio fino al Monte Secchieta. Da qui alla grande croce ci sono circa tre chilometri, quattro a Poggio delle Portacce che raggiungeremo attraversando Poggio Pianellaccio (1594 metri) dove si trova un cippo che ricorda Hinkler, l’aviatore australiano che nel gennaio del 1933 precipitò su questa montagna. A Poggio delle Portacce lasceremo il sentiero HR (Hinkler Ring) e attraversando il prato raggiungeremo il CAI 42B che in duecento metri ci riporta al punto di partenza. Questi ultimi quattro chilometri sono semplicissimi, basta stare sul crinale seguendo il CAI 00 fino a Poggio delle Portacce. Descriverlo sarebbe superfluo, riduttivo rispetto alle bellezze e ai panorami che quest’ambiente ci offre. Lasciamo la descrizione alle foto in sequenza, corredate di didascalia, di questa sezione web. Abbiamo fatto questa camminata alla fine di maggio, quando il verde del prato e delle chiome dei faggi è quasi accecante, ma ci sono alcune foto scattate in altre stagioni e ore diverse del giorno, per far capire che il Pratomagno in ogni momento dell’anno, ma anche nello spazio di poche ore, ha bellezze e peculiarità diverse da mostrare. Attraverso i banner alla fine del testo potrai fare una visita virtuale molto dettagliata ai borghi sulle pendici del Pratomagno citati in questo testo.