Da un borgo irreale alla grande croce
itinerario sulle pendici valdarnesi del Pratomagno: da Rocca Ricciarda alla croce
Testi e foto di Alessandro Ferrini ©
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Dal borgo medievale di Rocca Ricciarda al crinale del Pratomagno
Con l’itinerario ad anello che descriviamo in queste ottanta pagine percorreremo tre chilometri dello splendido e panoramico crinale del Pratomagno, ma cammineremo anche sulle ripide quanto affascinanti pendici valdarnesi della montagna. Conosceremo Rocca Ricciarda, un minuscolo borgo a 943 metri di quota che appena lo vedremo, subito sorgerà in noi una domanda: come può esistere un luogo come questo? Cammineremo lungo il torrente Ciuffenna ricco di tante piccole cascate. Oltre ai panorami a 360 gradi che ci offrirà la parte alta del Pratomagno, anche più in basso incontreremo altre bellissime viste sul fondovalle e sulle scoscese pendici del massiccio caratterizzate dalla presenza di zone rocciose. L’itinerario può avere vari punti di partenza, a secondo da dove arriviamo: Varco ai Gioghi (tunnel del Pratomagno) o Pian del Lelli se proveniamo dal Casentino, Rocca Ricciarda se ci troviamo in Valdarno. Noi, nella descrizione che facciamo, abbiamo deciso di partire da questo caratteristico borgo che consigliamo di visitare prima dell’escursione. A fine camminata, poi, potremo rifocillarci con alcune delizie preparate dalla piccola osteria, in primis le frittelle di farina di castagne. Da questo punto di partenza nei primi tre chilometri affronteremo subito la parte più impegnativa del percorso che è da considerarsi d’impegno fisico medio alto, non tanto per la lunghezza, ma per il dislivello. Dai 900 metri di quota dell’antico molino di Rocca Ricciarda saliremo ai quasi 1600 della croce del Pratomagno e di Poggio Pianellaccio, poi avremo da ridiscendere al punto di partenza. Ci sono dei punti da affrontare con prudenza, ma niente di pericoloso. L’itinerario ha una lunghezza di circa tredici chilometri e un dislivello altimetrico totale di quasi 1900 metri. Rocca Ricciarda si raggiunge in nove chilometri da Loro Ciuffenna seguendo l’indicazione FRAZIONI MONTANE. Durante questo tragitto in auto attraverseremo il bel torrente Ciuffenna lungo il quale, poi, cammineremo. Arrivando in questo borgo ci troviamo accanto a quello sperone roccioso che caratterizza la morfologia di questo luogo. È possibile salirvi tramite una sorta di enorme lastra di pietra molto inclinata. Cosa alla quale i ragazzi rinunciano mal volentieri. Affrontiamo questa breve scalata dopo esserci assicurati che la roccia sia ben asciutta e le nostre scarpe abbiano un’ottima aderenza. Discendere è forse più problematico, molti preferiscono farlo a marcia indietro con le mani appoggiate sulla pietra. Da quassù possiamo immaginare quello che fu nel medioevo Rocca Guicciarda (così si chiamava in origine il luogo, dal nome di un certo Conte Guicciardo da Loro che vi abitò). A pochi metri da noi, su una sorta di micro altopiano su uno sperone roccioso (non possiamo arrivarci da qui) vi sono i ruderi di quella che fu la rocca. Oltre questo, in basso, vediamo il piccolo borgo, mentre sullo sfondo si apre una stretta valle che ci consente una spettacolare vista sul Valdarno. È evidente che l’intenzione dei feudatari che realizzarono questo piccolo castello nel XII secolo era di avere il controllo visivo sul fondovalle, ma principalmente poter controllare una viabilità che attraversava il Pratomagno e che probabilmente, con la camminata che ci accingiamo a fare, ricalcheremo almeno in parte. Questi feudatari furono i Conti Guidi, più noti per essere i Signori dell’alto Casentino e proprietari di potenti castelli come Romena, Porciano, Poppi, San Niccolò. Possedere rocche e fortilizi sulle pendici valdarnesi del Pratomagno significava avere una sorta di cinta di controllo del loro territorio principale sul versante occidentale. Sempre sulla parte valdarnese del Pratomagno i Guidi furono padroni di altri castelli vicino a Rocca Ricciarda come Trappola e Anciolina, Poggio della Regina e, un po’ più distante, l’attuale Castiglion Fibocchi. Tra fine XIII secolo e primi decenni del XIV vediamo nel Valdarno l’inizio dello sgretolamento del feudalesimo a favore della Repubblica Fiorentina che avanza nei suoi domini. Vi fu una potentissima famiglia di Firenze, i Ricasoli, che con Bindaccio intraprese una sorta di sfida con la Repubblica e, giocando d’anticipo, nel 1329 acquistò dai Guidi Rocca Guicciarda e molto territorio montano intorno a questa. Dopo la sua morte la Signoria di Firenze confiscò questi beni alla nobile famiglia. Nel 1564, però, Cosimo I, in riconoscenza d’importanti servigli prestati da alcuni membri dei Ricasoli durante la guerra contro Siena, restituì alla potente casata questa zona del Pratomagno che ne ripresero possesso con il titolo di Baroni. Siamo ormai nel Rinascimento inoltrato e una rocca difensiva ha poco senso, così viene lasciata rovinare. È il periodo che inizia a nascere un borgo atto ad ospitare i molti lavoratori impegnati su questa montagna: pastori, agricoltori, boscaioli, carbonai. Quel borgo che crescerà fino a tutto l’Ottocento e che oggi possiamo visitare. Uno stretto vicolo scorre all’interno di questo minuscolo abitato che in fase di costruzione non si poteva permettere di sprecare un solo centimetro di terreno. Una scala metallica ci permette di salire su quello sperone roccioso dove possiamo vedere i ruderi dell’antica rocca. Resti ben valorizzati da un impegnativo scavo condotto dall’Università di Firenze tra i 1997 e il 2001. Il piccolo borgo è sotto di noi, con tutte le case attaccate tra loro. Da quassù la vista sul Valdarno è emozionante, così come verso la parte più alta del Pratomagno dove si distingue la punta della grande croce. Con la nostra escursione dovremo arrivare lassù, pensiamo ad altro! All’inizio del paese, arrivando, c’è l’Osteria Bar La Rocca. È aperta tutti i giorni nei mesi di luglio agosto, nei fine settimana e giorni festivi il resto dell’anno. Sono sempre disponibili alcune sue prelibatezze, per pranzi o cene è necessario prenotare - 347.5552978. Alla fine dell’abitato troviamo uno spiazzo dove vediamo una cappella. Siamo giunti in quello che fu il sepolcreto di Rocca Ricciarda, ormai in disuso da tantissimi anni. Qui c’è una panca per godersi da seduti lo straordinario panorama verso il fondovalle. I boscaioli e i pastori di Rocca Ricciarda si recavano giornalmente, per poter vivere, nei boschi e sui grandi prati della montagna, utilizzando gli stessi percorsi che stiamo per affrontare in questa escursione. La visita al piccolo borgo, quindi, ci sarà sicuramente utile a immedesimarsi in questo cammino che è giunto il momento d’iniziare. Pochi metri prima di entrare nel paese, a sinistra, inizia una strada contrassegnata come CAI 21. In circa trecento metri scendiamo ad un ponte sulla cui sinistra, poco più in alto, vediamo una costruzione: fu il molino di Rocca Ricciarda. Trenta metri dopo il ponte, ancora a sinistra, sale in modo ripido una mulattiera che ci mostra un bel selciato. Dobbiamo imboccare questo percorso che è ancora il CAI 21. Anche la strada che continua a dritto, pianeggiante, continua ad essere il CAI 21. Conduce a Poggio di Loro, un’altra stupenda frazione montana di Loro Ciuffenna. Iniziamo a salire su questo il tratto che è il più impegnativo del percorso, ci aspettano 2,7 chilometri di salita irta, da 900 metri di quota giungeremo a 1360 metri dove c’immetteremo nella strada panoramica del Pratomagno sul Valdarno. Attraverseremo inizialmente un bosco misto, nella parte alta troveremo solo faggi e negli ultimi settecento metri il percorso diviene una strada forestale. Solo a metà di questa prima salita potremo riprendere fiato perché troveremo pochi metri pianeggianti e anche in leggera discesa. Giungiamo alla strada panoramica in corrispondenza di una curva dominata da un gigantesco scoglio, in alto vediamo la grande croce del Pratomagno. Volendo proseguire sul CAI 21 dobbiamo andare a sinistra per circa trenta metri, poi voltare a destra sul sentiero che in settecento metri di salita, ancora più irta della precedente, ci conduce direttamente alla croce. Si tratta di un percorso molto impegnativo che ci farà apprezzare poco la bellezza del crinale della montagna, quindi andiamo a destra sulla strada panoramica. In un chilometro di leggera discesa giungiamo ai 1240 metri di Pian del Lelli dove, sopra strada, si trova un’area attrezzata tra maestosi faggi. Proprio in mezzo a quest’area dobbiamo passare per proseguire il percorso, possiamo approfittare per fare una prima sosta con spuntino comodamente seduti a un tavolo, c’è anche una fonte. Da qui, con una pista forestale dentro la faggeta, in poco più di un chilometro saliremo al Prato Romito, sul crinale del Pratomagno, a 1472 metri. Un'altra salita, quindi, abbastanza impegnativa, ma se affrontata con calma, in un ambiente naturale completamente all’ombra, la fatica si sente poco. Alla fine del bosco il percorso si sdoppia. A destra, in modo pianeggiante, va a ricongiungersi al CAI 53 che da Trappola sale a Pozza Nera, noi dobbiamo tenere la sinistra continuando a salire ed entrando subito nella radura dei prati di crinale. In duecento metri il sentiero andrà ad innestarsi sul CAI 00 (gli ultimi metri tra l’erba è quasi invisibile) nel punto più basso dell’ampia conca erbosa chiamata Prato Romito. In questo punto dovremmo andare a sinistra verso la croce, noi consigliamo, invece di salire per un centinaio di metri sul colle a destra (oltre questo c’è la conca della Pozza Nera). Da qui avremo un’ampia e bellissima vista del tratto di crinale che dobbiamo percorrere: fino alla croce, poi su Poggio Pianellaccio dove si trova il cippo all’aviatore australiano Herbert Hinkler precipitato su questa montagna nel gennaio del 1933, quindi verso Poggio delle Portacce. Duecento metri prima di giungere su quest’ultima altura, dobbiamo voltare a sinistra per seguire il CAI 00 che scende a Varco ai Gioghi (tunnel del Pratomagno). Da Prato Romito, dove ci troviamo, abbiamo da percorrere circa 3,5 chilometri di crinale per arrivare a Varco ai Gioghi. Inutile e superfluo cercare di descrivere questo tratto dell’itinerario. Ogni parola sarebbe riduttiva. Lo faranno molto meglio le immagini da pagina 32 a 51. Trenta metri prima di Varco ai Gioghi lasciamo il CAI 00 per seguire, a destra, un sentiero che ci fa scendere sulla strada carrabile (versante Casentino). Precorriamo il breve tunnel al termine del quale voltiamo subito a destra per imboccare una pista forestale chiusa da una sbarra. È l’inizio di una strada che in circa 4,5 chilometri ci riporterà a Rocca Ricciarda, l’inizio di un percorso in un Pratomagno più selvaggio rispetto a quello che generalmente ci godiamo sui grandi prati in prossimità della croce. Quest’ultimo tratto d’itinerario non è identificato come CAI, ma a parte un tratto di trecento metri al termine del quale attraverseremo per la seconda volta il torrente Ciuffenna (da destra a sinistra), dove è necessario prestare più attenzione (le foto da pagina 61 a 67 mostrano bene la strada), nella prima parte cammineremo su una pista forestale, poi in un evidente sentiero. Da Varco ai Gioghi, dunque, iniziamo una costante discesa e dopo circa 1,7 chilometri attraverseremo la prima volta il torrente Ciuffenna in corrispondenza di una curva a sinistra. In questo tratto incontreremo alcune deviazioni, dobbiamo continuare sulla strada principale. Oltre il corso d’acqua cammineremo lungo la sua sponda destra. Dove la strada principale inizia a risalire, la lasceremo per proseguire il nostro cammino sulla pista a sinistra, più sporca di vegetazione, che continua a scendere lungo il torrente fino al suo secondo attraversamento. Da qui inizia un sentiero in costante salita che ci porta su un bellissimo punto panoramico sul fondovalle e sulle ripide e scogliose pendici della montagna di fronte. La successiva discesa ci fa riavvicinare al torrente che, con un susseguirsi di piccole cascate, scorre in una stretta gola. Svoltando a sinistra ci riallontaneremo da questo e dopo qualche saliscendi dove incontreremo i primi castagni, attraverseremo con una passarella il Fosso del Diavolo. Siamo ormai a qualche centinaio di metri dall’innesto sulla strada comunale Loro Ciuffenna-Rocca Ricciarda. Pochi metri prima di entrarvi ritroveremo alla nostra destra i Fosso del Diavolo che ci mostra dei bei giochi d’acqua. Cinque minuti di cammino sulla strada comunale e arriviamo in prossimità del piccolo borgo, accanto a quella grande roccia inclinata di cui abbiamo parlato all’inizio. Se aperta, non dimentichiamoci una sosta all’osteria per gustarci le prelibate frittelle preparate con farina di castagne. Ce le siamo meritate!