Pratomagno
tra Casentino e Valdarno, due valli che puoi conoscere in ogni loro dettaglio con questo sito
Testi e foto di Alessandro Ferrini ©
100 immagini in sequenza del Pratomagno accuratamente descritte. Clicca per ingrandire
Un Magno Prato in alta quota a separare Casentino e Valdarno
Il grande massiccio del Pratomagno si estende in prevalenza sulla Provincia di Arezzo, ma con la sua parte più a nord (zona Vallombrosa) s’insinua anche nella Provincia di Firenze. Geograficamente la montagna divide il Casentino dal Valdarno Superiore e da ogni punto del suo crinale è possibile osservare entrambe queste valli. Casentino e Valdarno divise, ma al tempo stesso unite dal Pratomagno. Sono diversi infatti i percorsi che fin dal Medioevo attraversavano il massiccio unendo queste due terre, le prime bagnate dall’Arno.
Il simbolo del Pratomagno è la grande celebre croce di ferro realizzata nel 1928 sul suo crinale a 1592 metri di quota. Questa è visibile da quasi ogni zona delle due valli sottostanti. Ma la caratteristica per cui il monte è conosciuto sta nel suo nome: un grande prato che corre sulla quasi totalità del suo crinale (circa venti chilometri), da Monte Lori (raggiungibile in auto dalla strada del Passo della Crocina o dalla strada che da Loro Ciuffenna conduce ai piccoli centri montani di Chiassaia e Anciolina) al Monte Secchieta (dove si arriva sia da Montemignaio che da Vallombrosa). Questo lungo prato posto così in alto e dal quale è possibile godersi incredibili panorami su mezza Toscana rende il Pratomagno un luogo ideale sia per fare brevi passeggiate che per affrontare impegnativi itinerari. Qui l’ambiente naturale è alquanto mutevole nei colori e nelle condizioni ambientali a secondo del momento del giorno e delle stagioni. Di particolare fascino sono le passeggiate sui prati nelle notti di luna piena. Il crinale del Pratomagno è inoltre un sorta di giardino naturale. Da aprile a settembre vi nascono tantissime varietà di fiori dai mille colori. Di particolare bellezza sono le fiorite di narcisi che troviamo circa a metà maggio, in particolare prima della salita per Cima Bottigliana provenendo da Monte Lori.
Ma il fascino del Pratomagno non è solo il suo celebre crinale. Vegeti boschi di faggio, abete, castagno, quercia e altre tipologie di piante sono presenti sulle sue pendici, più dolci quelle casentinesi, più ripide e rocciose quelle valdarnesi. Boschi che sono luoghi ideali sia per la raccolta dei funghi che per fresche e rilassanti passeggiate in estate.
Questo grande massiccio è inoltre un enorme serbatoio d’acqua per i territori sottostanti. Molte sono le sorgenti che danno vita a ruscelli che più in basso si trasformano in fossi e torrenti dalle acque fresche e pulite e dalle conformazioni spesso spettacolari.
La montagna riveste anche aspetti storici di non secondaria importanza. Si dice che il suo crinale sia stato percorso dalle truppe di Annibale quando si spostarono da Fiesole verso Arezzo nel corso della seconda guerra punica (217 a.C.). Chiese dedicate a San Michele presenti in piccoli borghi posti sulle sue pendici sono la chiara testimonianza che qui stanziarono per molti anni popolazioni barbariche del nord Europa, in particolare i longobardi (il meraviglioso pulpito in stile longobardo presente nella Pieve di Gropina è un’ulteriore prova di questa presenza).
In epoca medievale il Pratomagno acquisisce una notevole importanza politica religiosa. Attorno al 960 fu fondata a 950 metri di quota, sulle pendici sud del massiccio che discendono verso Arezzo, Badia Santa Trinita (oggi rudere), la prima abbazia di un territorio comprendente il Casentino, Arezzo, il Valdarno. Un centinaio di anni dopo, sulla parte opposta della montagna, a 1000 metri di quota sulle pendici discendenti verso Firenze venne fondata l’Abbazia di Vallombrosa. Quest’ultima acquisirà nel 1425 Santa Trinita, in questo modo ebbe per qualche secolo il controllo politico religioso sull’intera montagna.
Sulle pendici casentinesi e valdarnesi del Pratomagno possiamo oggi visitare piccoli e incantevoli borghi, ricchi di storia, con piacevoli e armoniose architetture, spesso con pregevoli opere d’arte conservate nelle loro chiese. Si trovano tra i 700 e 1000 metri di quota. Quasi tutti hanno origine medievale e furono per la maggior parte castelli o centri fortificati. Fino al secondo dopo guerra questi piccoli centri hanno tratto dal Pratomagno la quasi totalità dei loro bisogni per vivere. Dai boschi legno, carbone e castagne. Cereali, patate e altri prodotti agricoli erano spesso coltivati in piccoli fazzoletti di terra ricavati nei posti più impensabili. Carne, lana, latte e derivati di questo erano il frutto dei pascoli della montagna.
Oltre alle già citata Abbazie di Vallombrosa e Santa Trinita Il Pratomagno è circondato da pievi romaniche di notevole importanza religiosa, storica, architettonica e artistica. Queste sono presenti sia nel versante casentinese che in quello valdarnese.
Tutti questi piccoli borghi, tutte queste strutture religiose erano collegate tra loro da una fitta rete viaria che attraversava longitudinalmente e trasversalmente la montagna. S’immagini quindi quale transito, quale movimento di persone, asini, muli, cavalli ci sarà stato su questo massiccio.
Il Pratomagno è noto anche in Australia. Su questa montagna trovò infatti la morte nel 1933 Herbert John Hinkler, un famoso trasvolatore australiano che su questi prati tentò un atterraggio di fortuna. Per conoscere la storia di questo aviatore e della celebre Croce del Pratomagno visita questa sezione.
Come già detto, una delle peculiarità del Pratomagno è la mutevolezza del suo aspetto nel corso delle stagioni. In primavera il prato sul crinale della montagna e le faggete a fianco di questo si tinteggiano di un verde tenue. In estate il fogliame dei faggi si trasforma in verde cupo, il prato, invece, prima ingiallisce, poi diviene color arancio, a secondo del grado di siccità. In autunno sono i faggi ad assumere colori molto caldi, mentre le prime piogge ridanno un po’ di verde al prato. In inverno il prato diviene marrone, mentre l faggi, ormai privi di foglie, quando illuminati da una luce intensa diventano di un color argento che s’intaglia in modo stupendo sul cielo blu. La neve crea una scenografia che è qualcosa d’incredibile. Il colore della montagna non è solo bianco, ma rosa, giallo, arancio, a secondo della luce del sole.
L’alba in Pratomagno è fantastica, in particolar modo con il verde tenue della primavera che si fonde con un cielo che sfuma dal rosa al celeste. I tramonti sono spesso infuocati: in pochi minuti cielo e montagna passano dal giallo, all’arancio, al rosso. Qualcosa di affascinante è il Pratomagno illuminato dalla luce della luna. L’atmosfera che si crea è indescrivibile, bisogna viverla.
Le foto di questa pagina, in particolare le tre sotto, fanno capire molto meglio delle parole gli spettacoli fatti di luce e natura che questa montagna può offrirci. Clicca sopra per ingrandirle