STIA
in Casentino, una bella valle Toscana che puoi conoscere in ogni suo dettaglio con questo sito
Testi e foto di Alessandro Ferrini ©
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Stia, un bel paese nato in un luogo di mercato medievale
Come ci ricorda Dante Alighieri nel XIV canto del Purgatorio, l’Arno nasce sul Monte Falterona – Per mezza Toscana si spazia un fiumicel che nasce in Falterona, e cento miglia di corso nol sazia – Dove questo importante fiume toscano va a incontrarsi con il fondovalle del Casentino, lì si trova Stia. Il paese è attraversato anche dal torrente Staggia che qui getta le sue acque in Arno. Il nome Stia deriva certamente da Staggia.
All’incontro tra questi due fiumi si trovava nel medioevo, come si trova ancor oggi, l’incrocio di quattro importanti strade che provenivano da Arezzo, Firenze, Mugello e Romagna. Un luogo ideale per la nascita di un mercato che, infatti, cominciò a svilupparsi fin dai primi decenni dell’XI secolo, voluto anche dai Conti Guidi che nel colle soprastante Stia, chiamato Porciano, avevano da poco costruito uno dei loro primi castelli in Casentino.
In questo luogo di mercato e di viabilità importante, fu costruita anche una chiesa che ebbe però vita breve. Alla metà del XII secolo, infatti, questa fu sostituita con un'altra più grande e sontuosa chiesa intitolata a Santa Maria Assunta: l’attuale Pieve di Stia. Una chiesa voluta dagli ambiziosi Guidi di Porciano (qui vollero anche il sepolcreto di famiglia) probabilmente nel momento che videro nascere una bellissima pieve voluta dai Guidi del Castello Romena sul colle di fronte all’altura di Porciano.
Stia fino al 2013 è stato un comune autonomo, dal gennaio 2014 fa parte del Comune di Pratovecchio – Stia. Il paese è praticamente attaccato a quello di Pratovecchio. Proprio provenendo da quest’ultimo borgo, dopo poco l’ingresso in Stia, vi è un bivio dove la Strada Regionale volta a destra per dirigersi verso la Romagna attraverso il Passo della Calla (Via Vittorio Veneto). Noi proseguiamo dritto su Via Roma, dopo pochi metri, a destra, si trova Piazza Mazzini, quasi interamente occupata da giardini pubblici. Questi, oltre a tanto verde, offrono una bella fontana posta al loro centro. Una grande opera d’arte moderna in ferro forgiato. Il pesante lavoro è lì posto per ricordare che Stia è il paese del ferro battuto. Un mestiere presente a Stia fin dal medioevo la cui tradizione ha dato origine alla Biennale Europea dell’Arte Fabbrile di Stia. Una grande manifestazione che si tiene nei primi giorni di settembre degli anni dispari. Nell’occasione vengono esposti lavori artistici e artigianali di tanti fabbri che provengono da tanti luoghi italiani ed europei. Molti di questi fabbri si cimentano anche in una sorta di concorso estemporaneo che si tiene proprio in questi giardini. Il fuoco, il ferro rovente e il fracasso delle martellate caratterizzano quest’evento.
Continuando per la strada, questa, oltrepassati i giardini, inizia a scendere. Dopo pochi metri cominceremo a udire un forte rumore d’acqua. Proviene da una cascata dello Staggia proprio dentro il paese che potremo osservare nel momento che saremo sul piccolo ponte. Quando il torrente ha acqua abbondante ed è illuminato dalle luci della sera, la cascata diventa molto scenografica, oltre che molto chiassosa.
Pochi metri prima del ponte, a destra si trova una piccola chiesa. Si tratta dell’Oratorio della Madonna del Ponte. Una struttura molto semplice dove al suo interno possiamo vedere una terracotta invetriata che mostra una Vergine con Bambino tra i Santi Rocco e Sebastiano. L’opera è datata 1531 ed è stata attribuita a Santi Buglioni.
Oltrepassato il ponte, voltando a destra e dopo pochi metri a sinistra, un breve tunnel c’immette in Piazza Tanucci, la parte di Stia più interessante dal punto di vista storico, architettonico e artistico. La piazza raggiunse il massimo della sua notorietà nel 1996 quando fu teatro di buona parte delle riprese del film “Il Ciclone” di Leonardo Pieraccioni. Anche senza questo evento cinematografico Piazza Tanucci di Stia ha tanto di cui essere fiera. La sua forma è molto allungata e va a salire. Sui due lati più lunghi è delimitata da edifici contigui tutti porticati. Questa particolarità architettonica è tipica dei luoghi di mercato perché dava riparo a venditori e compratori in caso di maltempo. E Stia fu luogo di mercato. Anzi, il paese nacque e si sviluppò intorno a un mercato, a un importante crocevia e a una chiesa.
Nel contesto architettonico di Piazza Tanucci, la facciata della chiesa in stile barocco è ben evidente. Cosa anomala per una pieve romanica. Questa parete della chiesa fu ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo arretrandola di qualche metro così da allinearla agli altri edifici e dare più spazio a quella piazza tra le più importanti del Casentino dal punto di vista commerciale. Al suo interno la chiesa mostra l’originario stile romanico con colonne monolitiche sormontate da stupendi capitelli che dividono le tre navate. La Pieve di Stia è uno dei più importanti luoghi d’arte del Casentino. Qui sono conservate pregevoli opere che spaziano tra il XIII e il XVIII secolo. Opere di vario genere: terrecotte dei Della Robbia, fondi oro su tavola, affreschi, sculture in legno, tele. Tra tutte sono da citare una Madonna con Bambino su fondo oro di fine XIII secolo affine allo stile di Cimabue, la tavola dell’Annunciazione eseguita da Bicci di Lorenzo nel 1414, una Madonna con Bambino di Andrea Della Robbia, una terracotta invetriata del 1490 circa. Per conoscere nel dettaglio la storia, l’architettura, i capitelli e tutte le opere d’arte conservate nella Pieve di Stia visita questa sezione.
Usciti dalla chiesa, iniziamo a risalire Piazza Tanucci. La sua architettura è un’ottima coreografia per eventi che si svolgono periodicamente a Stia. Sono da ricordare lo storico carnevale, la Castagnata Stiana, l’esposizione di opere d’arte in ferro nel corso della Biennale dell’Arte Fabbrile, concerti nei mesi estivi. Quasi in cima alla piazza si trova una monumentale fontana, opera del XIX secolo. A destra di questa un vicolo in discesa ci fa uscire dalla piazza. Lungo il vicolo si trovano tre musei nello stesso edificio: il Museo dello Sci, il Museo del Bosco e della Montagna, il Museo Ornitologico Carlo Beni. Continuando a scendere giungiamo in pochi metri a una strada che costeggia la sponda destra del torrente Staggia. Qui un moderno ponte sorretto da due grandi tubi ad arco ci consente di attraversare questo corso d’acqua. Fermiamoci sopra per osservare verso monte il torrente. A sinistra e sullo sfondo si trova un grandissimo edificio. E’ una parte di quello che fu il famoso Lanificio di Stia. La prima attività industriale del Casentino che dagli anni Ottanta del XIX secolo fino al 1920 arrivò ad avere cinque stabilimenti attivi dando occupazione a 500 dipendenti. Oggi buona parte degli stabilimenti sono in condizioni precarie. La parte che invece possiamo osservare dal ponte è stata recuperata. Nei primi due piani dello stabilimento che vediamo in fondo è stato realizzato il Museo dell’Arte della Lana, una grande mostra che attraverso molte vecchie macchine di varie tipologie, prodotti e documenti c’illustra in modo esaudiente quella che fu la storia di questa importante realtà industriale. Al piano superiore dello stesso stabile vengono realizzate periodicamente mostre e fiere. Le più note sono quella dedicata al vino e all’olio nuovo e un’altra dedicata ai prodotti biologici.
Attraversato il torrente, un breve sentiero tra il verde ci conduce in un piccolo parco. Siamo in quello che fu il giardino del Palagio Fiorentino. Un palazzo di origine medievale, completamente distrutto nel 1440 da Niccolò Piccinino e fatto ricostruire in perfetto stile medievale nei primi anni del Novecento dall’avvocato Carlo Beni che vi fece la propria residenza. Dal 1982 il luogo è di proprietà comunale. Al suo interno si trova una grande e importante mostra d’arte moderna. Nel parco si trova una moderna struttura con copertura a padiglioni di legno. Qui arriva la salubre acqua della termale sorgente di Calcedonia che si trova in prossimità del Passo della Calla.
A Stia vi è un altro parco molto più naturale del Palagio Fiorentino: il Canto alla Rana. Una striscia di terreno lunga qualche centinaio di metri posta lungo l’Arno nel suo tratto che precede il suo attraversamento del paese. In questo bello spazio verde costituito da prati e tante piante, oggi è presente, per la gioia di tanti bambini, un parco avventura.
Al Canto alla Rana ha inizio la Ciclopista dell’Arno che accompagna questo celebre fiume fino a Pisa, per quelle cento miglia e oltre di cui ci parla Dante. Già citate sopra e riportate in una lapide alla sua sorgente.