Arezzo
Città d'arte toscana che puoi conoscere in ogni suo dettaglio con questo sito
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SIMBOLO ETRUSCO PER L'ETRUSCA AREZZO
Copia della Chimera di Arezzo, simbolo della città toscana, che si trova nei giardini di fronte alla stazione ferroviaria.
Arezzo nel Cinquecento si trovava sotto il dominio e la giurisdizione della Signoria di Firenze. Per volontà di questa fu sottoposta a un profondo rifacimento architettonico che nelle intenzioni del Granduca di Toscana Cosimo I De' Medici avrebbe dovuto dare un taglio più rinascimentale ad Arezzo. Un rifacimento che oltre a un cambiamento estetico avrebbe portato maggior funzionalità all'urbe aretina. Questi "ammodernamenti" sono oggi molto evidenti nel centro storico di Arezzo, in primis in Piazza Grande con le rinascimentali Logge Vasari. Il rifacimento riguardò anche la parte difensiva della città, la fortezza, d'allora detta Medicea, e le mura perimetrali di Arezzo. Proprio durante gli scavi per la ristrutturazione di quest'ultime, in prossimità dell'attuale Porta San Lorentino, venne alla luce un reperto etrusco in bronzo d'incredibile bellezza e valore: la Chimera.
Questo particolarissimo animale rappresenta un mostro della mitologia greca, con testa e corpo di leone, un serpente come coda e una testa di capra sulla schiena. Non vi è alcun dubbio che la Chimera di Arezzo sia stata voluta e posta ad Arezzo dagli etruschi, qualcuno ha però avanzato l'ipotesi che per quello che rappresenta e per la raffinatezza con cui è stata realizzata possa essere un'opera greca su commissione etrusca (la civiltà greca era molto più avanti e specializzata rispetto agli etruschi nella realizzazione di queste opere). Appena ritrovata (1553) ci si rese subito conto del valore artistico e storico della Chimera, così il Granduca di Toscana la volle subito nella sua Firenze dove si trova tutt'oggi, conservata nel museo archeologico del capoluogo toscano.
Arezzo ha assunto la Chimera come simbolo della città, anche per ricordare la sua origine etrusca, ma si deve accontentare di copie di questa. Due sono esposte nei giardini della stazione ferroviaria, un'altra, più piccola, sotto Porta San Lorentino, per ricordare il luogo del suo ritrovamento.
Arezzo nel Cinquecento si trovava sotto il dominio e la giurisdizione della Signoria di Firenze. Per volontà di questa fu sottoposta a un profondo rifacimento architettonico che nelle intenzioni del Granduca di Toscana Cosimo I De' Medici avrebbe dovuto dare un taglio più rinascimentale ad Arezzo. Un rifacimento che oltre a un cambiamento estetico avrebbe portato maggior funzionalità all'urbe aretina. Questi "ammodernamenti" sono oggi molto evidenti nel centro storico di Arezzo, in primis in Piazza Grande con le rinascimentali Logge Vasari. Il rifacimento riguardò anche la parte difensiva della città, la fortezza, d'allora detta Medicea, e le mura perimetrali di Arezzo. Proprio durante gli scavi per la ristrutturazione di quest'ultime, in prossimità dell'attuale Porta San Lorentino, venne alla luce un reperto etrusco in bronzo d'incredibile bellezza e valore: la Chimera.
Questo particolarissimo animale rappresenta un mostro della mitologia greca, con testa e corpo di leone, un serpente come coda e una testa di capra sulla schiena. Non vi è alcun dubbio che la Chimera di Arezzo sia stata voluta e posta ad Arezzo dagli etruschi, qualcuno ha però avanzato l'ipotesi che per quello che rappresenta e per la raffinatezza con cui è stata realizzata possa essere un'opera greca su commissione etrusca (la civiltà greca era molto più avanti e specializzata rispetto agli etruschi nella realizzazione di queste opere). Appena ritrovata (1553) ci si rese subito conto del valore artistico e storico della Chimera, così il Granduca di Toscana la volle subito nella sua Firenze dove si trova tutt'oggi, conservata nel museo archeologico del capoluogo toscano.
Arezzo ha assunto la Chimera come simbolo della città, anche per ricordare la sua origine etrusca, ma si deve accontentare di copie di questa. Due sono esposte nei giardini della stazione ferroviaria, un'altra, più piccola, sotto Porta San Lorentino, per ricordare il luogo del suo ritrovamento.