Gli affreschi sulla vita di San Francesco alla Verna
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IL CORRIDOIO DELLE STIMMATE - LA VERNA
Il Corridoio delle Stimmate della Verna fu realizzato tra gli anni 1578 e 1582. Una struttura architettonica che serviva a collegare la nuova grande basilica del Santuario con la ben più vecchia Cappella delle Stimmate fatta edificare attorno al 1260 dai Conti Guidi di Poppi in omaggio a San Francesco.
Il corridoio aveva una funzione pratica ben precisa: proteggere dagli agenti atmosferici, alla Verna spesso particolarmente impervi, la processione dei frati che all'epoca si teneva due volte al giorno, la notte e il pomeriggio (oggi si tiene solo il pomeriggio, alle 15,15 verso la cappella, alle 15,30 verso la basilica). Una leggenda ci racconta che la decisione di costruire il corridoio sia stata presa dopo che una forte bufera notturna aveva fatto desistere i frati dal praticare quella notte tale funzione religiosa. Al mattino, con grande stupore, i frati trovarono sulla neve una moltitudine d'impronte sul percorso della processione. Gli animali della foresta si erano sostituiti ai frati nella pratica della processione. Tale fatto miracoloso fece prendere la decisione di costruire una struttura che permettesse in qualunque situazione climatica lo svolgimento della processione.
Il corridoio, che fu detto "delle Stimmate", si trovava sotto una tettoia sorretta da una parte da un muro e dall'altra da colonne, quest'ultima aperta verso l'esterno. Oggi anche questa parte è chiusa da una vetrata, lavoro realizzato solo nel 1926.
Fin dalla sua costruzione, il muro che fiancheggiava il Corridoio delle Stimmate fu decorato da pittori anonimi che vi illustrarono la vita di San Francesco, pitture sicuramente di carattere popolare, di non particolare valore artistico. Solo novanta anni dopo la realizzazione (1670/71) le decorazioni del corridoio furono affidate alle mani di un artista di valore: Emanuele da Como, frate minore francescano. Questi dipinge sulla parete 21 grandi riquadri (di circa tre metri l'uno di larghezza), in ognuno di questi raffigura vari episodi della vita del Santo, storici e leggendari, per un totale di 73 scene.
Come già detto, il lato del corridoio opposto alla parete decorata era aperto e con gli anni gli agenti atmosferici non risparmiarono i dipinti che negli anni furono sottoposti a qualche intervento di restauro, ma tutti abbastanza approssimativi.
Nel 1840 fu affidato al pittore Luigi Ademolli, aiutato dal figlio Giovanni, il compito di restaurare in modo più sostanziale gli affreschi. Fu un intervento piuttosto pesante che andò a trasformare fortemente le pitture di Emanuele da Como. Anche questi dipinti nell'arco di pochi decenni si deteriorarono rapidamente perché sempre esposti ad umidità, ghiaccio, sbalzi di temperatura.
Negli anni Trenta del Novecento, dopo che la parete opposta alle decorazioni era stata chiusa da vetrata, fu deciso di ridipingerlo, non un restauro, ma nuove pitture.
Fu affidato l'incarico al pittore Baccio Maria Bacci che utilizzò i soliti grandi riquadri, che non suddivise però in varie scene, bensì un episodio per ogni riquadro.
Baccio Maria Bacci non ridipinse gli ultimi tre riquadri che trovandosi in posizione più riparata erano stati risparmiati dagli agenti atmosferici. L'ultimo, la "Morte di San Francesco", lo si può ancora attribuire ad Emanuele da Como, in quanto soggetto nel tempo solo a leggeri restauri, il penultimo ed il terzultimo si possono senza dubbio attribuire a Luigi Ademolli perché dello stile pittorico dell'artista comasco non è rimasto praticamente niente.
Baccio Maria Bacci realizzò anche il 22esimo quadro utilizzando la parte di parete sovrastante la porta di accesso al corridoio delle Stigmate della Verna. Qui dipinse un Presepe, invenzione di San Francesco. Proprio da questa decorazione inizia la carrellata d'immagini che ci racconta la vita del Santo d'Assisi.
Il corridoio aveva una funzione pratica ben precisa: proteggere dagli agenti atmosferici, alla Verna spesso particolarmente impervi, la processione dei frati che all'epoca si teneva due volte al giorno, la notte e il pomeriggio (oggi si tiene solo il pomeriggio, alle 15,15 verso la cappella, alle 15,30 verso la basilica). Una leggenda ci racconta che la decisione di costruire il corridoio sia stata presa dopo che una forte bufera notturna aveva fatto desistere i frati dal praticare quella notte tale funzione religiosa. Al mattino, con grande stupore, i frati trovarono sulla neve una moltitudine d'impronte sul percorso della processione. Gli animali della foresta si erano sostituiti ai frati nella pratica della processione. Tale fatto miracoloso fece prendere la decisione di costruire una struttura che permettesse in qualunque situazione climatica lo svolgimento della processione.
Il corridoio, che fu detto "delle Stimmate", si trovava sotto una tettoia sorretta da una parte da un muro e dall'altra da colonne, quest'ultima aperta verso l'esterno. Oggi anche questa parte è chiusa da una vetrata, lavoro realizzato solo nel 1926.
Fin dalla sua costruzione, il muro che fiancheggiava il Corridoio delle Stimmate fu decorato da pittori anonimi che vi illustrarono la vita di San Francesco, pitture sicuramente di carattere popolare, di non particolare valore artistico. Solo novanta anni dopo la realizzazione (1670/71) le decorazioni del corridoio furono affidate alle mani di un artista di valore: Emanuele da Como, frate minore francescano. Questi dipinge sulla parete 21 grandi riquadri (di circa tre metri l'uno di larghezza), in ognuno di questi raffigura vari episodi della vita del Santo, storici e leggendari, per un totale di 73 scene.
Come già detto, il lato del corridoio opposto alla parete decorata era aperto e con gli anni gli agenti atmosferici non risparmiarono i dipinti che negli anni furono sottoposti a qualche intervento di restauro, ma tutti abbastanza approssimativi.
Nel 1840 fu affidato al pittore Luigi Ademolli, aiutato dal figlio Giovanni, il compito di restaurare in modo più sostanziale gli affreschi. Fu un intervento piuttosto pesante che andò a trasformare fortemente le pitture di Emanuele da Como. Anche questi dipinti nell'arco di pochi decenni si deteriorarono rapidamente perché sempre esposti ad umidità, ghiaccio, sbalzi di temperatura.
Negli anni Trenta del Novecento, dopo che la parete opposta alle decorazioni era stata chiusa da vetrata, fu deciso di ridipingerlo, non un restauro, ma nuove pitture.
Fu affidato l'incarico al pittore Baccio Maria Bacci che utilizzò i soliti grandi riquadri, che non suddivise però in varie scene, bensì un episodio per ogni riquadro.
Baccio Maria Bacci non ridipinse gli ultimi tre riquadri che trovandosi in posizione più riparata erano stati risparmiati dagli agenti atmosferici. L'ultimo, la "Morte di San Francesco", lo si può ancora attribuire ad Emanuele da Como, in quanto soggetto nel tempo solo a leggeri restauri, il penultimo ed il terzultimo si possono senza dubbio attribuire a Luigi Ademolli perché dello stile pittorico dell'artista comasco non è rimasto praticamente niente.
Baccio Maria Bacci realizzò anche il 22esimo quadro utilizzando la parte di parete sovrastante la porta di accesso al corridoio delle Stigmate della Verna. Qui dipinse un Presepe, invenzione di San Francesco. Proprio da questa decorazione inizia la carrellata d'immagini che ci racconta la vita del Santo d'Assisi.