Da un castello dei Guidi a un’abbazia benedettina
itinerario sul Pratomagno da Trappola alle Tre Punte, a Santa Trinita e alla Bottigliana
Testi e foto di Alessandro Ferrini ©
90 immagini in sequenza per conoscere questo itinerario in Pratomagno. Clicca per iniziare l’escursione virtuale
Da Trappola, in origine un castello dei Guidi, all’Abbazia di Santa Trinita
L’itinerario per trekking che descriviamo in questa sezione ci offre la possibilità di scegliere tra due lunghezze, 13,5 o 21 chilometri. Il dislivello altimetrico totale è rispettivamente 1400 o 2200 metri. Un criterio di scelta è certamente il diverso impegno fisico che comportano, ma può essere anche ciò che offrono i due percorsi. Con entrambi gli itinerari cammineremo tra una bellissima natura godendoci spettacolari panorami, inoltre incontreremo situazione storiche importanti come Trappola, un borgo montano nel Comune di Loro Ciuffenna che ha avuto origine da un castello dei Guidi, Signori dell’alto Casentino, sul versante valdarnese del Pratomagno. Con il percorso più lungo scenderemo anche sulle pendici casentinesi della montagna per andare a visitare i ruderi di Santa Trinita (960 circa), la prima abbazia edificata in un territorio oggi comprendente il Casentino, la terra di Arezzo e il Valdarno. L’escursione più lunga può sembrare molto impegnativa, ma se affrontata in periodi dell’anno in cui le giornate sono abbastanza lunghe, con la dovuta calma e con le soste che il percorso c’invita a fare, le otto/nove ore che questa camminata comporta passeranno piacevolmente. Punto di partenza e arrivo di questo itinerario che ci accingiamo a descrivere in questo testo e nelle novanta pagine in sequenza è Trappola (850 metri di quota), ma può essere anche Pian di Lavacchi, più noto come prato di Monte Lori, 1230 metri di altitudine. Questo luogo si raggiunge più velocemente per chi arriva dal basso Casentino o da Arezzo. Partendo da Pian dei Lavacchi si può scegliere di fare anche il solo percorso che scende sul versante casentinese del massiccio (circa 12 chilometri), si consiglia in senso antiorario. Trappola si trova su uno sperone roccioso sulle scoscese pendici valdarnesi del Pratomagno da cui si domina l’intero Valdarno Superiore. Oggi il borgo conta una decina di abitanti stabili, un tempo erano qualche centinaio. Alcune notizie storiche su luogo sono riportate nelle prime sei pagine della galleria. Trecento metri a monte di Trappola si trova la Maestà delle Forche, è qui che inizia il nostro cammino sul CAI 24, una strada bianca a destra anche carrabile perché fa servizio ad un paio di case che incontriamo dopo pochi minuti. Dopo gli edifici, il percorso diviene una strada forestale e ci offre belle viste sulla parte sud del Pratomagno, è lassù che arriveremo. Poi il CAI 24 s’addentra in bel bosco caratterizzato dalla presenza di molti castagni da frutto. Dopo poco più di un chilometro arriviamo ad un bivio dove dobbiamo tenere la destra attraversando un fosso. Qui la strada è divenuta più in salita, ma niente d’impegnativo. Ancora qualche centinaio di metri e il CAI 24 volta a sinistra trasformandosi in sentiero che sale in modo abbastanza deciso, noi continuiamo a destra sulla strada forestale che comunque poco dopo termina. Il sentiero, a destra, che va a sostituire la strada potremmo definirlo il chilometro più “selvaggio” di questo itinerario. Niente di pericoloso, ma dobbiamo prestare un po’ più di attenzione, specialmente se il terreno fosse bagnato. Tra saliscendi dentro un bosco misto, giungiamo all’attraversamento di un fosso. Dopo di questo, con una brevissima salita giungiamo su un piccolo pianoro dove ci sono un tavolo ed una panca. Qui riparte una pista forestale tra i faggi che in qualche minuto ci conduce ad un bivio dove proseguiremo a sinistra su una ripida salita. Un cartello ci indica che mancano 900 metri a Pian della Fonte, una bellissima area attrezzata lungo la Strada Panoramica del Pratomagno. Continuiamo a camminare su una pista forestale usata per l’esbosco, ad un certo punto arriviamo ad una sorta di quadrivio, dobbiamo andare a destra. Si capisce dal nome che a Pian della Fonte l’acqua non manca, e neanche i tavoli dove sedersi per rifocillarsi dopo questi primi cinque chilometri di cammino. Ci aspettano ora 1,5 chilometri di salita per raggiungere la spettacolare scogliera Le Tre Punte. Attraversata la strada panoramica, imbocchiamo la pista forestale che continua a farci salire dentro una rigogliosa faggeta. Ad un certo punto il bosco finisce e la pista forestale diviene sentiero. In pochi metri arriviamo a un bivio su una radura erbosa. Il nostro percorso volta a sinistra, salendo, ma se non ci dispiace allungare di qualche centinaio di metri l’escursione proseguiamo dritto sul sentiero pianeggiante che s’addentra in un grande prato. Alla fine di questa zona pianeggiante c’è una panca. Da qui possiamo goderci un bellissimo panorama sul Valdarno Superiore oltre il quale ci sono i monti che separano questa terra da quella del Chianti. Torniamo indietro, la cima più alta che vediamo di fronte a noi è Monte di Loro, tra poco saremo lassù. Questa volta, all’incrocio, imbocchiamo il sentiero che sale, alla nostra destra. Inizialmente continuiamo a camminare nella radura, poi rientriamo nel bosco e dopo una decina di minuti di continua salita non impegnativa giungiamo all’incrocio con il CAI 49 che, a destra, scende ad Anciolina. Noi dobbiamo andare a sinistra, ma prima proseguiamo dritto per qualche metro. Ci troveremo in un fantastico punto panoramico da dove potremo osservare la spettacolare scogliera alla quale, tra poco, passeremo sopra. Iniziamo a camminare sul CAI 49 che scorre sul crinale di una sorta di contrafforte del Pratomagno che scende verso il Valdarno. Salendo leggermente, il sentiero ci porta su una piccola altura priva di piante da dove possiamo osservare il grande massiccio fino alla celebre croce. Ancora qualche minuto di cammino e il CAI 49 si sdoppia. Il nostro itinerario prevede di andare a destra, salendo. Dopo una ventina di metri siamo all’inizio della scogliera Le Tre Punte che possiamo percorrere godendoci la bellezza delle rocce e un panorama mozzafiato. Sotto di noi vediamo il borgo di Anciolina posto sulla cima di un colle. Per questa sua posizione fu un castello molto conteso in epoca medievale. Il grande paese nel fondovalle è San Giustino Valdarno, mentre sullo sfondo vediamo Arezzo. Se non c’è foschia, appena a destra della città, distinguiamo in lontananza il Lago Trasimeno. Un po’ più a destra, l’orizzonte è segnato dal Monte Amiata, inconfondibile per la doppia cima, e il Monte Cetona, dalla forma appuntita. Sulle scogliere la sezione CAI di Arezzo ha realizzato una ferrata, intitolata a Romana Nesi, con più salite di diverso grado di difficoltà. Il passaggio sulle scogliere richiede un po’ di attenzione, ma non è da ritenersi pericoloso. Può dar fastidio a qualcuno che soffre di vertigini. In tal caso, dove il CAI 49 si sdoppia, si consiglia di prendere il sentiero a sinistra che scorre nel bosco. I due percorsi si riuniscono a fine scogliera, da qui, in qualche minuto, giungiamo ad un bivio. A destra inizia il CAI 49 D che scende verso Pian dei Lavacchi, è anche l’inizio della variante lunga dell’itinerario che descriveremo successivamente. Ora proseguiamo a destra sul CAI 49 (variante corta da 13,5 chilometri) che scorre sul versante nord di Monte di Loro, a poca distanza dalla cima, dentro un bellissimo bosco. In cinque minuti giungiamo all’innesto sul CAI 00 di crinale che imbocchiamo, salendo. Dopo duecento metri siamo su Monte Lori da cui abbiamo una vista del Pratomagno fino alla celebre croce e sulle sue pendici valdarnesi. Da questa cima inizia una discesa di circa 1,5 chilometri, un tratto molto piacevole specialmente in primavera quando le radure lungo il percorso si coprono di tante varietà di fiori. Per la vegetazione presente, in questo tratto non abbiamo particolari panorami. Attraversiamo anche una rigogliosa faggeta, alla fine di questa troviamo una deviazione a sinistra. È il CAI 24 su cui abbiamo iniziato l’escursione. Pochi metri dopo l’incrocio, il CAI 00 prosegue pianeggiante, a sinistra. Noi andiamo a destra per salire alla Spada nella Roccia. Questo colle è il più spettacolare del Pratomagno dal punto di vista delle fioriture primaverili. In particolare intorno al 20 di maggio quando si copre di un tappeto di narcisi. Alla Spada nella Roccia torniamo a goderci un bel panorama, di fronte a noi abbiamo la Cima Bottigliana su cui dobbiamo arrivare. Quindi, rimettiamoci in cammino sulla breve discesa che scorre su un piacevole manto erboso, ricco. Nell’insellatura tra il colle della Spada nella Roccia e quello della Bottigliana giunge da destra il CAI 38, è il percorso che ci condurrà in questo punto se scegliamo di cimentarsi nell’escursione più lunga, da qui entrambi gli itinerari seguono lo stesso tracciato. Dopo una prima salita verso la Cima Bottigliana troviamo un tratto pianeggiante al termine del quale c’è un bivio. Andando a sinistra imbocchiamo una strada forestale pianeggiante, noi proseguiamo a destra sul CAI 00 che ci fa salire sulla Cima Bottigliana. Da quassù avremo una vista su quella parte di Pratomagno su cui abbiamo appena camminato, verso nord-est potremo osservare il massiccio fino alla grande croce.Continuando a seguire il CAI 00, in duecento metri di piacevole discesa arriviamo in un’insellatura dove arriva, da sinistra, il CAI 22 che dovremo seguire per il rientro a Trappola. Dopo quattrocento metri di discesa nel prato, il percorso arriva al confine tra prato e bosco dove incontra la strada forestale che avevamo trovato salendo sulla Bottigliana. Voltiamo a destra e dopo qualche decina di metri a sinistra. Scendendo, ci addentriamo in una bella faggeta. In duecento metri giungiamo al Bivacco Bottigliana, una struttura dotata anche di servizi perché ricostruita negli anni 2021 – 2022 sui ruderi della Casetta Bottigliana che fu un rifugio per quei boscaioli, pastori e carbonai che lavoravano in questa zona. Prima di continuare la discesa sul CAI 22, possiamo fare un breve “fuori pista” per vedere la “Grotta del Pastore”, un grande e particolarissimo masso. È descritto in queste pagine. Il CAI 22 ricalca una storica mulattiera e in diversi tratti mostra ancora l’antico selciato. Dal bivacco in circa un chilometro arriviamo alla Strada Panoramica del Pratomagno e dopo averla attraversata continuiamo sullo stesso percorso. In un altro chilometro giungiamo alla Maestà dell’Orma del Lupo, un piccolo edificio che una leggenda lega a San Francesco. Puoi leggerla a pagina 59 della sequenza. Continuiamo a scendere su CAI 22 dove i tratti di selciato sono più frequenti ed evidenti. In circa ottocento metri arriviamo alla Maestà delle Forche, punto di partenza di questa escursione. Adesso descriviamo il tratto di percorso di circa dieci chilometri su ci troveremo a camminare nel caso decidessimo di cimentarsi sull’itinerario più lungo. Al bivio che incontriamo dopo aver oltrepassato la scogliera Le Tre Punte, questa volta lasciamo il CAI 49 per proseguire, a destra, sul CAI 49 D che in ottocento metri ci fa scendere al grande prato di Pian di Lavacchi. Nel primo tratto il sentiero scorre su una radura sul fianco sud di Monte di Loro. Abbiamo ancora un bel panorama perché continuiamo a camminare sulla cima di una scogliera, ma non vicino al precipizio, per cui il percorso non dà problemi anche a chi soffre di vertigini. Poi entriamo in una rigogliosa faggeta. In pochi minuti arriviamo all’incrocio con il CAI 00 che imboccheremo a destra. Dopo duecento metri siamo a Pian di Lavacchi, un riferimento per famiglie con bambini perché comodo da raggiungere in auto da Arezzo, dal basso Casentino e dal Valdarno. Inoltre è il punto di partenza per la passeggiata più classica del Pratomagno: da qui alla croce e ritorno tenendosi sempre sul crinale, circa diciassette chilometri. Attraversato Pian di Lavacchi, continuando il cammino sul CAI 00, saliamo sul colle successivo che poi discendiamo. Un tratto di circa un chilometro che ci porta sulla strada asfaltata, su cui cammineremo per un centinaio di metri. A sinistra di questa c’è un grande spiazzo usato come imposto per legname. Siamo nel più importante valico storico nella parte sud del Pratomagno: il Varco di Anciolina. È molto probabile che qui attraversasse la montagna un’antichissima direttrice: la Via Abversa. Parliamo di questa strada alle pagine 69 e 70 della sequenza. Da questo valico il CAI 00 prosegue e con una breve salita raggiunge Poggio della Cesta, quindi scende al Passo della Crocina. Noi andiamo a sinistra, seguendo il CAI 36, una strada che in qualche centinaio di metri raggiunge il Campeggio Fonte dello Squarto e poi prosegue verso Badia Santa Trinita (tre chilometri). Poco dopo il campeggio è chiusa al transito dei mezzi motorizzati. Oltre la sbarra il CAI 36 diviene una strada forestale è quasi pianeggiante nei primi cinquecento metri. In questo tratto abbiamo un ampio panorama verso sud-est. Poi inizia una costante discesa fino ad una deviazione a destra che dobbiamo seguire (siamo a due chilometri dal Varco di Anciolina). Fino a qui sono stati in prevalenza i faggi ad accompagnare il nostro cammino, dal bivio cominciamo a trovare anche abeti, poi, avvicinandoci a Santa Trinita, sarà sempre maggiore la presenza dei castagni, piante che attraverso i loro frutti erano un tempo sinonimo di pane. In fondo alla discesa troviamo un piccolo ponte che ci fa attraversare il Fosso della Badia. Pochi metri prima, proveniente da destra, si è sovrapposto al nostro percorso il CAI 44 che giunge da Pontenano, altra direttrice d’importanza storica fin dall’XI secolo. Con una salita di un centinaio di metri dentro una fitta abetina, i CAI 32 e 44, sovrapposti, ci accompagnano di fronte agli affascinanti ruderi di Santa Trinita in Alpe e di altre case costruite negli ultimi decenni dell’Ottocento. Anche se l’abbazia è veramente mal messa, saremo presi da grande stupore. L’intera pianta della chiesa è ben distinguibile, quindi ci rendiamo conto quanto era grande. Il primo pensiero che ci viene in mente è come nel 960 circa possa essere stato costruito un complesso religioso così grande in un luogo tanto isolato. La risposta a questa domanda e altre notizie storiche sull’abbazia le troviamo a pagina 74 e 75 della sequenza. Dopo una dovuta sosta per ammirare e farci emozionare da questo luogo (ci sono anche panche e tavoli per un riposo e rifocillarsi in comodità) riprendiamo il nostro cammino portandoci dietro l’abbazia. Alla fonte, i CAI 32 e 44 si separano. Il primo volta a destra per dirigersi a Capraia, noi continuiamo sul secondo che prosegue dritto per qualche metro e poi inizia a salire in modo abbastanza ripido. In circa settecento metri, dai 952 metri di Badia Santa Trinità arriveremo a quota 1060 di Passo della Forca dove c’immettiamo sul CAI 40 che a destra si dirige a Faltona, noi andiamo dalla parte opposta. Questo percorso è una strada forestale aperta, quindi è possibile arrivare quassù da Castelnuovo di Faltona o da Calleta con un mezzo adeguato. Il CAI 40 inizia subito a salire, ma non in modo impegnativo. Dopo trecento metri, da un’ampia curva a destra dove il fondo della strada è stato cementato, abbiamo un bellissimo panorama verso sud, senza foschia dominiamo sulla città di Arezzo e il territorio circostante. A ottocento metri da Passo della Forca, il CAI 40 termina lasciando il posto al CAI 38 che è salito fin quassù da Carda. Noi, continuando a camminare dritto sul crinale senza accorgerci di questo cambiamento. Alternando tratti panoramici ad altri dentro il bosco, in 1,5 chilometri arriviamo ad un quadrivio. La strada a destra scende a Calleta, quella a sinistra, chiusa da sbarra, conduce al Varco di Anciolina. È quella che abbiamo percorso per due chilometri (CAI 36). Noi proseguiamo dritto sul CAI 38 che da qui inizia a salire in modo piuttosto deciso. Dopo circa quattrocento metri, facendo attenzione, vediamo una deviazione a sinistra. È una pista forestale che in altri quattrocento metri, in modo quasi pianeggiante, ci conduce al Bivacco Casetta del Conforto. Qui c’è anche una bella e comoda area attrezzata. Se abbiamo bisogno di acqua, la troviamo all’interno del bivacco. Da qui, una pista forestale in leggera salita e dentro un bellissimo bosco ci riporta sul CAI 38 che trecento metri oltre la deviazione dove lo avevamo lasciato, ad un cancello, ha voltato a sinistra per dirigersi verso il crinale del Pratomagno, è la direzione che ci apprestiamo a seguire. In circa ottocento metri il CAI 38 ci conduce sul CAI 00 di crinale del massiccio, nell’insellatura tra il colle della Spada nella Roccia e la Cima Bottigliana da cui siamo già virtualmente passati descrivendo l’itinerario più corto. Voltiamo a destra e iniziamo a salire verso la Bottigliana, questo percorso per ritornare a Trappola lo abbiamo già descritto in precedenza ed è mostrato da pagina 46 a pagina 61.