STIA
in Casentino, una bella valle Toscana che puoi conoscere in ogni suo dettaglio con questo sito
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OCCUPO' FINO A CINQUECENTO PERSONE
Dal ponte sullo Staggia abbiamo una bella vista verso monte. Innanzi tutto possiamo ammirare le limpide e fresche acque del torrente. Il fresco non si vede, ma si sente. In questo punto anche in una calda giornata estiva siamo allietati da una leggerissima corrente fresca che c'investe. Colpisce poi la nostra attenzione il grande stabile alla nostra sinistra e sullo sfondo. E' solo una parte di quella che fu la prima grande industria del Casentino: il Lanificio di Stia.
La tradizione della pastorizia ha origini antichissime, in tutta Italia e oltre. Diverso è il concetto dell'Arte della Lana, ossia la capacità di trasformare questo prezioso prodotto che la pecora ci dà in tessuto. A Stia questo secondo aspetto è presente fin dal medioevo e in quel mercato che qui si sviluppò fin dall'XI secolo, e al quale nacque intorno il paese, erano certamente presenti sia la lana che i tessuti in loco prodotti. Diverse piccole gualchiere sono documentate lungo lo Staggia fin dal XVI secolo, ma per avere attività su questo settore organizzate secondo criteri più artigianali bisogna aspettare la seconda metà del Settecento. Alla fine di questo secolo, la Famiglia Ricci fu capace di mettere insieme diversi di questi piccoli imprenditori così da creare una piccola fabbrica. Questa è da considerarsi l'inizio di quello che diverrà il grande lanificio. Quest'azienda nei primi decenni dell'Ottocento sarà in continua crescita. Negli anni quaranta inizia una fase di crisi dovuta a motivi di mercato e non solo che la porta alla chiusura nel 1848. Con la costituzione della Società del Lanificio di Stia l'attività riprende nel 1852 e cresce fino a occupare 140 dipendenti alla fine degli anni '50. Sempre in mano alla Famiglia Ricci, l'azienda nel giro di pochi anni scioglie società e ne crea altre, comunque è sempre in continua crescita. In soli dieci anni, a fine anni '60 tocca i 450 dipendenti. Dopo il 1870 vi sono importanti investimenti in nuovi macchinari più produttivi e aumento dei dipendenti che arrivano a 500. Nel 1888 muore Adamo Ricci, l'anima e il motore dell'azienda. Questa entra in una progressiva crisi fino a essere acquistata da un gruppo di creditori che nel 1894 vanno a costituire il "Lanificio di Stia". Con investimenti in telai sempre più produttivi rendono l'azienda molto competitiva tanto che continua a occupare 500 dipendenti per molti anni, fino al secondo conflitto mondiale. Gli anni della guerra segnano un normale calo produttivo, ma alla fine di questa non c'è ripresa e il Lanificio di Stia si avvia verso un lento ma irreversibile declino che vedrà l'abbandono graduale degli stabilimenti fino alla chiusura definitiva del lanificio come tale nel 1979. Nonostante quest'attività sia cessata ormai da molti anni, è quasi superfluo ricordare che l'azienda ha avuto un peso fondamentale sull'economia non solo di Stia, ma di tutto l'alto Casentino.
Dei cinque stabilimenti che costituivano il Lanificio di Stia al massimo del suo splendore, i due che vediamo nella foto sono quelli che rimasero occupati fino a tempi più recenti. Sono quindi quelli che erano stati oggetto di maggior manutenzione. Questi sono stati consolidati e restaurati a inizio XXI secolo. Sui primi due piani dello stabilimento che vediamo in fondo è stato realizzato un grande museo dedicato all'Arte della Lana di cui vedremo un paio di ambienti nelle prossime pagine. Nel piazzale davanti a questo possiamo osservare le grandi turbine funzionanti azionate dall'acqua prelevata dallo Staggia e restituita al torrente poco sotto come vediamo in basso nella foto.
Al piano superiore dell'edificio si trova un grande spazio espositivo. Qui durante l'anno si tengono varie mostre mercato. Tra le più note e caratteristiche ve n'è una dedicata all'artigianato, un'altra ai prodotti biologici, una terza all'olio e al vino novo che si tiene di norma durante un fine settimana a metà novembre.
La tradizione della pastorizia ha origini antichissime, in tutta Italia e oltre. Diverso è il concetto dell'Arte della Lana, ossia la capacità di trasformare questo prezioso prodotto che la pecora ci dà in tessuto. A Stia questo secondo aspetto è presente fin dal medioevo e in quel mercato che qui si sviluppò fin dall'XI secolo, e al quale nacque intorno il paese, erano certamente presenti sia la lana che i tessuti in loco prodotti. Diverse piccole gualchiere sono documentate lungo lo Staggia fin dal XVI secolo, ma per avere attività su questo settore organizzate secondo criteri più artigianali bisogna aspettare la seconda metà del Settecento. Alla fine di questo secolo, la Famiglia Ricci fu capace di mettere insieme diversi di questi piccoli imprenditori così da creare una piccola fabbrica. Questa è da considerarsi l'inizio di quello che diverrà il grande lanificio. Quest'azienda nei primi decenni dell'Ottocento sarà in continua crescita. Negli anni quaranta inizia una fase di crisi dovuta a motivi di mercato e non solo che la porta alla chiusura nel 1848. Con la costituzione della Società del Lanificio di Stia l'attività riprende nel 1852 e cresce fino a occupare 140 dipendenti alla fine degli anni '50. Sempre in mano alla Famiglia Ricci, l'azienda nel giro di pochi anni scioglie società e ne crea altre, comunque è sempre in continua crescita. In soli dieci anni, a fine anni '60 tocca i 450 dipendenti. Dopo il 1870 vi sono importanti investimenti in nuovi macchinari più produttivi e aumento dei dipendenti che arrivano a 500. Nel 1888 muore Adamo Ricci, l'anima e il motore dell'azienda. Questa entra in una progressiva crisi fino a essere acquistata da un gruppo di creditori che nel 1894 vanno a costituire il "Lanificio di Stia". Con investimenti in telai sempre più produttivi rendono l'azienda molto competitiva tanto che continua a occupare 500 dipendenti per molti anni, fino al secondo conflitto mondiale. Gli anni della guerra segnano un normale calo produttivo, ma alla fine di questa non c'è ripresa e il Lanificio di Stia si avvia verso un lento ma irreversibile declino che vedrà l'abbandono graduale degli stabilimenti fino alla chiusura definitiva del lanificio come tale nel 1979. Nonostante quest'attività sia cessata ormai da molti anni, è quasi superfluo ricordare che l'azienda ha avuto un peso fondamentale sull'economia non solo di Stia, ma di tutto l'alto Casentino.
Dei cinque stabilimenti che costituivano il Lanificio di Stia al massimo del suo splendore, i due che vediamo nella foto sono quelli che rimasero occupati fino a tempi più recenti. Sono quindi quelli che erano stati oggetto di maggior manutenzione. Questi sono stati consolidati e restaurati a inizio XXI secolo. Sui primi due piani dello stabilimento che vediamo in fondo è stato realizzato un grande museo dedicato all'Arte della Lana di cui vedremo un paio di ambienti nelle prossime pagine. Nel piazzale davanti a questo possiamo osservare le grandi turbine funzionanti azionate dall'acqua prelevata dallo Staggia e restituita al torrente poco sotto come vediamo in basso nella foto.
Al piano superiore dell'edificio si trova un grande spazio espositivo. Qui durante l'anno si tengono varie mostre mercato. Tra le più note e caratteristiche ve n'è una dedicata all'artigianato, un'altra ai prodotti biologici, una terza all'olio e al vino novo che si tiene di norma durante un fine settimana a metà novembre.