Con il termine Cetica, in Casentino, si pensa a un paese montano nel Comune di Castel San Niccolò. In realtà sarebbe più opportuno individuare con Cetica un vasto territorio sulle pendici del Pratomagno che parte dal Torrente Solano e si estende verso la cima del grande massiccio che divide Casentino e Valdarno.
Su questa zona si trovano molti agglomerati di case di varie dimensioni ognuno con suo preciso nome, diverse case singole, tre antiche chiese con un’architettura, un’arte e una storia importante, un suggestivo ponte medievale posto sul Solano. Il tutto intervallato da terreni agricoli che hanno reso Cetica nota da sempre per i suoi prodotti. Un’agricoltura collinare montana che ha nelle castagne, le mele e le patate i suoi punti di forza. In particolar modo la patata rossa, riscoperta negli ultimi anni, è divenuta fiore all’occhiello di questo luogo. La pastorizia, con la lana, il latte, il formaggio, è stata nel passato un’altra realtà economica di primaria importanza per questa zona. Inoltre Cetica è contornata da boschi di vario genere. Da qui la produzione di legna da ardere e legname da lavoro che rappresenta un’importante fonte di reddito per il paese. Questo territorio è stato in passato grande produttore di carbone, per tale motivo oggi è qui presente un’interessante Ecomuseo del Carbonaio.
Dal punto di vista storico Cetica, come tutto l’alto Casentino, fu nel periodo medievale luogo sotto la signoria dei Guidi. Qui era anche un castello, chiamato di Sant’Angelo, appartenente a questa nobile casata e posto dove oggi si trova la Chiesa di Santa Maria. Un punto dominante sulla valle del Solano, da Pagliericcio al crinale del Pratomagno. Il castello fu distrutto nel 1290 dai fiorentini, l’anno seguente la Battaglia di Campaldino. Nel 1349 gli abitanti della zona e di tutta la valle del Solano si ribellarono ai Guidi ormai molto indeboliti e chiesero alla Repubblica Fiorentina di essere annessi al suo contado. Richiesta che fu accolta e quest’ampio territorio prese il nome di “Montagna Fiorentina”.
E’ importante notare che a Cetica vi sono una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo e il Ponte di Sant’Angelo (che è l’abbreviazione dello stesso santo), inoltre vi era il Castello di Sant’Angelo. Questa è la testimonianza più che evidente che il territorio ebbe l’influsso longobardo e qui questo popolo nordeuropeo avrà certamente avuto qualche insediamento. Ritornando al medioevo la zona ebbe in questo periodo, e anche successivamente, un’influenza vallombrosana. Le chiese di San Pancrazio e San Michele hanno infatti un’origine monastica di questo ordine che nei secoli era andato espandendo il suo dominio spirituale e politico a tutto il Pratomagno. Dominio che vedrà il suo culmine nel 1425 quando Vallombrosa, sulle pendici nord del massiccio, acquisirà Badia Santa Trinita sulle pendici sud della montagna.
A Cetica si può arrivare da tre strade, due di queste partono da molto vicino tra loro e hanno il loro imbocco sulla via che da Strada in Casentino conduce a Montemignaio. L’itinerario descritto da questa sezione web parte dalla prima di queste che s’imbocca a sinistra in località Pagliericcio e ritorna dalla seconda che rientra sulla stessa via per Montemignaio circa un chilometro più a monte. La terza strada, stretta ma asfaltata, che porta a Cetica scende dal Pratomagno. Dopo meno di un chilometro dal suo imbocco posto sulla via carrabile bianca che dalla zona della croce conduce al Monte Secchieta incontriamo Bagno di Cetica, una località termale che leggenda e tradizione ci dicono frequentata già dagli antichi romani. Attenendoci ai documenti storici abbiamo notizie di queste acque dal 1205. In questo luogo si trova un verde e freschissimo parco con acqua sorgiva presente in vari punti. Qui è presente un grande stabile con un ristorante, camere e sul retro tre stanze a piano terreno dotate di piccole vasche dove si possono effettuare le immersioni delle gambe nell’acqua gelida. In mezzo al prato si trova una cappella. Un piccolo quadro posto al suo interno ricorda un leggendario incontro che ci sarebbe stato in questo luogo tra San Giovanni Gualberto, fondatore di Vallombrosa, San Romualdo, fondatore di Camaldoli e l’anima di San Romolo, patrono di Fiesole. Insieme pregarono e benedissero le acque di questo luogo che acquisirono le benefiche proprietà che le rendono note. Da questa stazione termale in quindici minuti d’auto circa si scende a Cetica.
Dal medioevo fino ai tempi della motorizzazione, con la conseguente costruzione di nuove strade, Cetica ha avuto una notevole importanza logistica. Da questo territorio passavano vari percorsi provenienti dal fondovalle casentinese che si dirigevano verso il crinale del Pratomagno, in punti diversi di questo a seconda di quale zona del Valdarno si volesse raggiungere. Bisognava utilizzare il Varco della Vetrice se si voleva scendere a Castelfranco dove si trovava l’abbazia si Soffena, il Varco di Gastra per raggiungere Pian di Sco’ e la sua Pieve di Santa Maria, il Varco di Reggello per arrivare all’omonimo paese e alla vicinissima Pieve di San Pietro a Cascia.
Come detto sopra, questa sezione Web ci accompagnerà in una visita a Cetica iniziando da Pagliericcio e finendo a Barbiano, quasi allo stesso punto di partenza. Dopo aver mostrato il luogo nella sua collocazione geografica ci farà conoscere un antico molino ad acqua dove poter acquistare farina di grano, mais e castagne a volte ancora calda perché appena uscita dalle pesanti macini, il medievale Ponte Sant’Angelo su Torrente Solano, la Pieve di San Michele Arcangelo con le sue preziose opere d’arte, l’Ecomuseo del Carbonaio accanto a questa, la Chiesa di Santa Maria con la torre campanaria pendente staccata di qualche metro dall’edificio, la Chiesa di San Pancrazio e il suo complesso abitativo oggi completamente restaurato e atto ad accoglienza e corsi spirituali proposti da Rita e Vittoria, un salumificio artigianale a Barbiano dove poter acquistare eccellenti prodotti nostrali.