Continuazione di STORIA ANTICA DI SOFFENA
Nel 1962 lo Stato acquistò l’intera struttura dell’Abbazia di Soffena e cominciò la grande opera di ristrutturazione e restauro. Il grande chiostro interno che era divenuto irriconoscibile non fu possibile riportarlo al suo perfetto stato originale, certamente oggi ci rimostra nel suo elegante stile rinascimentale. Un bell’impatto visivo è dato dal prato verde contornato da archi e dove si trova l’antico pozzo del monastero valdarnese.
Un grande lavoro fu il recupero interno della chiesa che era divenuto un deposito di attrezzature e materiale agricolo. Ci si rese conto che sotto l’intonaco erano presenti delle pitture. Iniziò così il delicato lavoro per il recupero di queste. Oggi è così possibile vedere, anche se danneggiato, parte di quel tesoro artistico appartenente una volta alla Badia di Soffena. Sono tornati alla luce affreschi di Paolo Schiavo, Bicci di Lorenzo, Lo Scheggia e Mariotto di Cristofano (rispettivamente fratello e maestro di Masaccio), Liberato da Rieti ed altri. Opere che è possibile vedere nelle foto di questa sezione.
In conclusione mi sembra opportuno aprire una nota su certe affinità storico artistiche che ho notato tra l’abbazia di Soffena a Castelfranco e quella di Santa Trinita sulle pentici del Pratomagno. Per Soffena i primi decenni del Quattrocento sono periodo di ristrutturazione e decoro da parte dei Monaci Vallombrosani. Per Santa Trinita il 1425 è l’anno in cui viene ceduta ai Vallombrosani i quali anche qui si preoccupano subito del suo decoro artistico religioso commissionando al valdarnese Mariotto di Cristofano un trittico con Cristo in Pietà oggi conservato nella chiesa di Carda. Sempre per questo monastero fanno poi realizzare una bella Madonna con Bambino in terracotta policroma oggi conservata nella chiesa della vicina Capraia (vedi opere di Badia Santa Trinita). Allo stesso Mariotto di Cristofano avevano commissionato, poco prima, un affresco con Madonna e Bambino per Badia a Soffena. Fine Cinquecento e Seicento è sinonimo di decadenza e abbandono per entrambe le abbazie. Tutto questo è casualità o il frutto di una precisa politica economico religiosa dei vallombrosani verso certi luoghi di loro giurisdizione?