Cammino Bizantino nel Comune di Talla
Passeggiata tra Casentino e Valdarno per scoprire testimonianze di questa civiltà
Testi e foto di Alessandro Ferrini ©
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Campovecchio: testimonianze bizantine. Una passeggiata per scoprirle
In questa sezione illustriamo un itinerario ad anello di 5,5 chilometri e un dislivello altimetrico totale di 540 metri. Poi dobbiamo aggiungere cinquecento metri per visitare uno splendido luogo, motivo principale di questa passeggia. È un percorso, quindi, d’impegno fisico basso per gli amanti del trekking.
Da Talla, salendo verso il Passo della Crocina, dopo 4,7 chilometri troviamo un’indicazione a sinistra: Campovecchio. Tutti l’hanno vista, tutti sanno che esiste questo luogo, pochissimi ci sono stati, nessuno conosce quali straordinarie peculiarità architettoniche, storiche e religiose può mostrare. Si tratta di un piccolo borgo a 550 metri di altitudine oggi disabitato, ma fino agli anni Sessantanta del Novecento vi abitavano cinquantacinque persone. Gli edifici presenti sono databili dalla seconda metà del Settecento agli anni Venti del secolo successivo. Le origini, però, sono ben più antiche: l’abside della chiesa presente è di chiaro stile romanico e il luogo fu certamente fortificato, in un documento del 1384 è citato come “Castrum Campivecchi”. Poi, visitandolo, ci renderemo conto che è plausibile andare molto più indietro, fino al VII–VIII secolo. D'altronde se il percorso che ci apprestiamo a descrivere lo abbiamo chiamato “Cammino Bizantino” deve esserci una ragione.
La strada che segue l’indicazione Campovecchio è privata, così come il luogo che comunque è consentito visitarlo. Per fare questo, però, consigliamo di proseguire ancora trecento metri sulla Strada della Crocina (SP59). Sull’esterno di una curva a destra c’è un’altra strada, senza indicazioni, che in trecento metri scende a Campovecchio (non percorribile in auto che possiamo parcheggiare duecento metri più avanti in uno spiazzo a sinistra della SP59). C’è un altro motivo per cui consigliamo di fare questa via: è un tratto della vecchia Strada della Crocina. Nelle mappe catastali degli anni Trenta del Novecento è ancora indicata come Via Valdarnese. L’attuale SP59 che abbiamo fatto in auto per arrivare da Talla fino a qui non compare perlomeno fino agli anni Settanta dell’Ottocento. Torneremo a parlare più avanti di quest’argomento, così come di Campovecchio, al termine della descrizione dell’itinerario che ci farà camminare dentro boschi di varia tipologia e ci mostrerà panorami su Arezzo, Valdarno e Casentino.
Dall’indicazione Campovecchio continuiamo in auto sulla SP59 per un altro chilometro, fino a un edificio in condizioni fatiscenti posto a sinistra della via, comunemente conosciuto come Gretole di Sotto (il sito storico di Gretole lo troveremo dopo pochi minuti di cammino). Qui c’è spazio per lasciare l’auto. Ottanta metri oltre il fabbricato c’è una pista forestale che attraversa la SP59, è ancora la vecchia Strada della Crocina. Inizieremo il nostro cammino sul percorso a sinistra, una via che ha perso le sue originarie caratteristiche perché divenuta una pista forestale. Dopo trecento metri di salita il percorso si biforca. Possiamo continuare sulla più facile pista forestale. Consigliamo, invece, di andare a destra. Così facendo cammineremo su un tratto originale della vecchia Strada della Crocina, qui costeggiata da un muro a secco. In alto, rispetto al muro, vediamo un grande edificio: è Gretole. Dopo il fabbricato, la strada diventa pianeggiante e scorre accanto a maestose piante di quercia. In meno di cento metri arriviamo a un incrocio dove la vecchia Strada della Crocina volta a destra (è ancora percorribile per 150 metri), noi andiamo a sinistra e in pochi passi rientriamo sulla pista forestale lasciata poco prima. Da qui, in un paio di minuti scendiamo al Fosso del Vado dove un sentiero a destra in venti metri conduce alla Fonte di Gretole. Oltre il fosso risaliamo per un breve tratto. Stiamo entrando in quello che dal punto di vista vegetativo è il tratto più bello dell’itinerario. Il bosco è misto con prevalenza di quercia, alcune di queste piante sono dei veri e propri monumenti naturali. Questa pista forestale, che alterna tratti pianeggianti a leggere salite, conduce al crinale del monte dove scorre il CAI 00 del Pratomagno che imbocchiamo voltando a sinistra. Da Gretole a qui abbiamo percorso 1,5 chilometri. Anche il CAI 00, che dalle cime più alte del massiccio si dirige verso Spedale e la Torre di Belfiore nel Comune di Capolona, ricalca una pista forestale. In duecentocinquanta metri di piacevoli saliscendi conduce al bivio con il CAI 53 (718 m) che scende ai ruderi della Pieve di San Quirico e poi a Castiglion Fibocchi.
Noi continuiamo sul CAI 00. Seppur breve, qui inizia il tratto più impegnativo dell’itinerario. In trecentocinquanta metri giungeremo sulla cima di Poggio della Basèlica (773 m). Durante questa salita (la prima parte è quella più ripida ed ha un fondo sassoso) non dimentichiamoci di voltarci indietro. Sulla montagna che abbiamo di fronte vedremo Pontenano, in alto, e Capraia, a destra. Sulla cima di Poggio della Basèlica, troviamo, a sinistra, la pista forestale che in 1,6 chilometri ci condurrà a Campovecchio. Prima d’incamminarci su questa nuova strada consigliamo di fare altri venti metri sul CAI 00 e poi altri ottanta a destra. Giungeremo su un punto panoramico, verso sinistra, che ci offre una bellissima vista su Arezzo e, se non c’è foschia, il nostro sguardo riuscirà ad addentrarsi nella Valdichiana. Vogliamo vedere altro? Proseguiamo per altri cento metri e la nostra vista spazierà sul Valdarno.
Questo è quanto offre Poggio della Basèlica il cui toponimo risale con ogni probabilità al periodo in cui questa parte d’Italia era contesa tra Longobardi e Bizantini (VII-VIII secolo). Tale termine lo troviamo spesso lungo la striscia di territorio che divideva queste due civiltà. Il toponimo è attribuibile ai Bizantini, insieme ad altre tracce non lontane da qui: santi di devozione orientale come San Mamante (oggi Santa Mama), Sant’Eleuterio (oggi Salutio), Sant’Apollinare a cui sono dedicate la chiesa di Campovecchio, che ci accingiamo a raggiungere, e un’altra in località Il Santo, nel Comune di Capolona.
Osservati i panorami, torniamo indietro e imbocchiamo la pista forestale che conduce a Campovecchio. Inizialmente il percorso è quasi pianeggiante, dopo un paio di minuti di cammino inizia a scendere e davanti a noi abbiamo un’ampia vista verso il Casentino favorita da un bosco di quercia arioso perché recentemente tagliato. L’inconfondibile Monte della Verna sarà un costante riferimento sull’orizzonte. Anche da qui, a sinistra, è possibile vedere Pontenano e Capraia. Dopo seicento metri di costante discesa giungiamo ad un incrocio con un’altra pista forestale. Manca un chilometro a Campovecchio. Andiamo a sinistra e con altri settecento metri di discesa arriviamo al Fosso del Vado, o Fosso di Campovecchio. Oltre il corso d’acqua affrontiamo l’ultimo tratto dell’itinerario: trecento metri su una salita non impegnativa. Dopo quaranta metri, però, consigliamo di addentrarsi pochi passi nel bosco, a destra. Da qui inizia la visita alle molteplici particolarità che Campovecchio ha da mostrarci. Scavata nel terreno, c’è una grande vasca cinta da un muro a secco. È il così detto “Salto della Pecora”, qui si lavavano le pecore prima della tosatura. Quando vi era l’opportunità si sfruttavano le piscine naturali di fossi e torrenti, Campovecchio non ne aveva e allora si era costruita un’apposita vasca, comunque lungo un fosso in modo tale da poterla riempire d’acqua con una semplice condotta. Tornati sulla pista forestale, in cinque minuti giungiamo a Campovecchio.
La pista forestale termina di fronte a due ex stalle. A sinistra vediamo arrivare due strade, sono quelle che avevamo visto scendere dalla SP59. La prima è quella storica, la vecchia Via della Crocina. La utilizzeremo per tornare all’auto che da qui dista un chilometro. Ora andiamo a destra, sulla strada che scende lungo un prato e tra gli edifici che costituiscono il piccolo borgo di Campovecchio. La parte più antica, quella che fu fortificata, si trova in fondo, a duecento metri da qui. La strada su cui stiamo camminando è la continuazione di quella storica che scende dalla SP59, in una mappa del 1825 è indicata come “Via che va a Talla”. Subito a sinistra c’è un grande fabbricato, è la casa padronale. Qui, fino al 2017, ha abitato Antonio Forzoni che ci ha lasciato a 95 anni (la Famiglia Forzoni, originaria di Anciolina, acquistò questo luogo a metà Seicento). Appena oltrepassato l’edificio, la via che andava a Talla volta a sinistra. Il suo tracciato, accanto a un muro, è ancora evidente. Noi continuiamo dritto e dopo aver superato altre due case, a destra, ci troviamo accanto a qualcosa di alto valore storico, architettonico e archeologico: il basamento di una torre a sezione circolare, uno stile che rimanda alla Ravenna Bizantina. In Casentino ce n’è un’altra con questa forma: la torre campanaria di Pieve a Socana. Altro indizio che Campovecchio ha conosciuto la civiltà bizantina l’avremo dopo aver proseguito ancora cinquanta metri: troveremo un’elegante chiesetta dedicata a Sant’Apollinare, figura di riferimento nella religiosità dei bizantini e del cristianesimo d’oriente in generale. Se a questo aggiungiamo il Poggio della Basèlica, su cui siamo passati poc’anzi, possiamo sicuramente affermare che ci troviamo in una zona di dominio bizantino.
Osservando l’abside della chiesa, di chiaro stile romanico, il sacro edificio è databile tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo. La facciata, invece, ci porta più avanti, probabilmente alla fine del XIV secolo. La lunetta sopra la porta presenta un inequivocabile stile gotico. È probabile che questa parte dell’edificio sia stata rifatta dalla Famiglia Ducci il cui stemma si trova sulla cantonata della chiesa posta sulla cima di un enorme scoglio che fungeva certamente da fortificazione naturale del luogo in questo punto. L’interessante interno della chiesa, visitabile solo con la presenza dei proprietari, è mostrato nelle pagine in sequenza di questa sezione, così come altre particolarità di Campovecchio. Portandosi accanto all’abside abbiamo una bellissima vista verso il Casentino con il Monte della Verna sulla linea dell’orizzonte. È possibile scendere ai piedi del grande scoglio dove è collocata la chiesa che diviene affascinante con questa vista dal basso. Scendiamo ancora qualche metro e troviamo un'altra fossa nel terreno, ben diversa da quella vista lungo il Fosso del Vado. Questa, di forma quadrangolare, ha un lato aperto e il fondo è lastricato con lastre di pietra. Era una fornace per la preparazione della calce, materiale che vista la quantità di edifici presenti ne doveva essere servito tanto.
Risaliamo il borgo di Campovecchio, alle ex stalle imbocchiamo la strada storica. Dopo cento metri c’è una deviazione a sinistra che in pochi passi conduce ad un’antica cava di pietra. Nella parte sinistra di questa c’è un materiale più scuro, chiaramente più duro, mentre in alto vediamo un colore tendente al giallo. Lì c’è la pietra da calce che era cotta nella fornace vista poco sotto la chiesa. Ripresa la strada, in duecento metri arriviamo alla SP59 su cui voltiamo a sinistra (la vecchia Strada della Crocina continuava dritto, dove oggi vediamo solo bosco). Dopo duecento metri, a metà di un tratto rettilineo della SP59, c’è uno spiazzo a sinistra. È quello che abbiamo consigliato come parcheggio nel caso volessimo visitare solo Campovecchio, ma può anche essere un altro punto di partenza di questa passeggiata, come indicato nella mappa. Al termine di questo spiazzo, a destra della strada, c’è un campo in pendenza. Nella parte alta di questo (da dove possiamo avere una bella vista sull’Alpe di Catenaia e La Verna) passava la vecchia Strada della Crocina di cui rimane qualche traccia solo nel bosco. Sul lato opposto, invece, vediamo alcuni monti, quello più a sinistra è Poggio della Basèlica. Riprendiamo il cammino sulla via asfaltata, in cinquecento metri arriviamo a Gretole di Sotto, punto di partenza di questa escursione non impegnativa.
La camminata è terminata, ma a questo punto, in qualche minuto d’auto, possiamo andare a visitare un'altra cosa non meno interessante di quanto visto fino ad ora. Se con la passeggiata fatta abbiamo conosciuto testimonianze bizantine, ora entreremo in territorio longobardo. Da Gretole di Sotto, punto di partenza e arrivo della passeggiata, discendiamo per 3,7 chilometri la Strada Provinciale 59, fino ad un bivio a sinistra che indica Santo Bagnena (2 km da Talla). Lo imbocchiamo e in cinquecento metri giungiamo alla prima località, qui nella piccola piazza si affaccia la chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, la figura religiosa di riferimento per i Longobardi. Curiosa è la copertura a lastre a mo’ di trullo della piccola cupola posta dietro l’altare. Continuiamo e la stretta strada comunale in ottocento metri ci conduce a Bagnena, abitato sorto dove ci fu un suntuoso castello medievale. Le notizie storiche sul luogo sono pochissime, certamente la zona fu di dominio del vescovado di Arezzo. Ma questo c’interessa poco, ammiriamo invece questo piccolo borgo nel Comune di Talla. La porta d’accesso è ancora quella del castello, con uno spessore delle mura veramente impressionante. Ci addentriamo, salendo, in questo caratteristico luogo e dopo un centinaio di metri troviamo i resti di una torre che è qualcosa d’incredibile per quella che poteva essere la sua grandezza e per le dimensioni e la lavorazione delle sue pietre. A qualche metro dalla torre, in direzione est, abbiamo un ampio panorama. Sotto di noi vediamo Il Santo, da cui siamo passati poc’anzi, più in basso si trova Talla. L’orizzonte è segnato dall’inconfondibile Monte della Verna. Dinanzi a questo, leggermente spostato a destra, vediamo un’altura caratterizzata da una forma appuntita: è Monte Acuto, posto tra Talla e Salutio. Proprio su questa cima si trovano i resti di un altro castello.