Carda
in Casentino, una bella valle Toscana che puoi conoscere in ogni suo dettaglio con questo sito
Italiano
DA UN DOCUMENTO DEL 1689
Più volte in queste pagine è stata citata Badia Santa Trinita in Alpe, poi una lapide nella chiesa ce ne rammenta la storia. Ritengo quindi opportuno far vedere questo luogo. La foto che mostra le rovine del monastero è del 1995, oggi l'edificio si trova in uno stato molto peggiore. Per avere notizie storiche sull'abbazia visita questa pagina.
Di seguito mi sembra interessante riportare un documento del 5 giugno 1689 che racconta di una festa nel giorno della SS.ma Trinità presso l'antica abbazia. Qui convennero il Vescovo di Arezzo, gli abati e tanti monaci di abbazie del Casentino e del Valdarno. Molti preti, nonché una gran moltitudine di gente. La cronaca del 4 e 5 giugno 1689 ci viene riportata dall'abate vallombrosano Don Valentino Calzolari che in quel periodo si trovava presso l'Abbazia di San Fedele di Poppi. Nel pomeriggio del 4 parte da Poppi accompagnato dal suo Camarlingo Antonfrancesco Masi per arrivare la sera a Carda dove viene ospitato da Don Francesco Fabbri, più volte citato in queste pagine. La mattina seguente ripartono tutti insieme, e con altra gente di Carda, per l'antica abbazia.
Leggendo questo documento cerchiamo d'immaginare come si saranno presentati i tanti sentieri e strade che percorrevano il Pratomagno con la moltitudine di gente che arrivava da ogni dove. L'Abate Calzolari inizia il suo racconto citando la lettera che gli era pervenuta dal Vescovo di Arezzo, che a sua volta era stato invitato dall'Abate di Vallombrosa, che lo informava della sua volontà di recarsi a questa festa.
A dì 5 di Giugno 1689.
Avendomi Mons. Ill.mo e Rev.mo Giuseppe Ottavio Attavanti, Vescovo nostro d'Arezzo, scritto una lettera fin sotto dì 26 del prossimo passato Maggio, di questo tenore; cioè: "Il P. Abate D. Angelico mi scrive, che sarà per l'ottava di Pentecoste a S. Trinita in Alpe, dove ho risoluto di portarmi anch'io se altro non m'accade: ne porto a V.S. Rev.ma l'avviso, acciò quando ella avesse genio di fare tale viaggio, possa io avere questa maggiore consolazione di vederla e goderla in quelle parti; non intendo però di darle quest'incomodo, quando per altro Lei non abbia intenzione; e con rinnovarle il mio solito desiderio di servirla….ecc.". Sentito io un sì amorevole invito di quel benignissimo Prelato, il dì 4 di questo mese di Giugno sul tardi mi partì di qui col P.D. Antonfrancesco Masi, mio Camarlingo, e la sera mi fermai a Carda a ricever le grazie del molto Rev.do D. Francesco Fabbri Curato di quel luogo, forzato dalla di lui umanità, come che è tutto amorevole, e ben affetto a me medesimo, e a tutta la nostra Religione. La mattina seguente, che fu la domenica della SS.ma Trinità, dissi messa quivi nella Chiesa Parrocchiale intitolata i S. Flora e Lucilla, all'altar maggiore, nel quale con pittura antichissima son dipinti alcuni nostri Santi; e di poi col medesimo Sacerdote, con l'istesso P. Camarlingo, e con molta gente di Carda, andai alla Badia di Santa Trinita in Alpe, luogo annesso alla nostra Badia di Castelfranco, dove trovai i Rev.mo P.D. Gio. Andrea Perati Abate di Castelfranco col P.D. Gasparo Antonini suo monaco; e il Rev.mo P.D. Angelico Bigazzi eremita delle Celle col P.D. Placidi Poltri Cellerario di Vallombrosa. Non molto dopo arrivò il predetto Mons. Ill.mo e Rev.mo Vescovo, il quale mostrò molto gusto di veder quivi tutti noi. Riposatosi alquanto, si messe a confessare in una sede preparata "in cornu evangelii", e in quel mentre il detto P. Abate D.Angelico cantò la messa con l'uso de' pontificali e noi altri con molti Preti cantammo in coro. Di poi si desinò sul prato sotto tende, e infrascate; e per soddisfare al pio desiderio di Mons., si lesse a tutta mensa; e lesse, così piacendo a Monsignore, il predetto D. Francesco Fabbri curato di Carda, e la lezione fu della Vita del Venerabile Servo di Dio D. Luigi Massei da Lucca Eremita recluso del Sacr'Eremo di Camaldoli, data modernamente in luce, e stampata in Firenze dal molto Rev.do Prete D. Giuseppe Mannucci da Poppi, la quale riuscì di piena soddisfazione di Mons. Medesimo, e di tutti. La festa riuscì bellissima, e di numerosissimo concorso di popolo, e di Preti, e Mons. Se ne chiamò soddisfattissimo; e massime per aver veduto tanta gente confessarsi e comunicarsi. Invitò il P. Abate D. Angelico, e me ad andare con lui ad Arezzo; ma noi ci scusammo e ringraziammo S.S. Ill.ma di tanta benignità; e partito Mons., partimo anche noi altri, il P. Abate Perati, e 'l suo monaco alla volta di Castelfranco; e noi col predetto D. Fabbri, e molti altri Cardesi venimo la sera a Carda, dove fummo dai quei Popoli tutti affezionati all'Abito nostro, ricevuti con incontri, sparo d'archibusi, suono di campane, e altre dimostrazioni d'allegrezza, come se fosse venuto il proprio Vescovo. Stemmo la sera dal detto P. Curato Fabbri, che ci trattò con molta carità, e amorevolezza; e la mattina seguente, 6 di detto mese, il P. Abate D. Angelico, e il P. Cellenario se ne tornarono per la via della montagna, a Vallombrosa; e il P. Camarlingo Masi, ed io ce ne tornammo a Poppi.
Dal Ms. 281 della Biblioteca Rilliana di Poppi.
Di seguito mi sembra interessante riportare un documento del 5 giugno 1689 che racconta di una festa nel giorno della SS.ma Trinità presso l'antica abbazia. Qui convennero il Vescovo di Arezzo, gli abati e tanti monaci di abbazie del Casentino e del Valdarno. Molti preti, nonché una gran moltitudine di gente. La cronaca del 4 e 5 giugno 1689 ci viene riportata dall'abate vallombrosano Don Valentino Calzolari che in quel periodo si trovava presso l'Abbazia di San Fedele di Poppi. Nel pomeriggio del 4 parte da Poppi accompagnato dal suo Camarlingo Antonfrancesco Masi per arrivare la sera a Carda dove viene ospitato da Don Francesco Fabbri, più volte citato in queste pagine. La mattina seguente ripartono tutti insieme, e con altra gente di Carda, per l'antica abbazia.
Leggendo questo documento cerchiamo d'immaginare come si saranno presentati i tanti sentieri e strade che percorrevano il Pratomagno con la moltitudine di gente che arrivava da ogni dove. L'Abate Calzolari inizia il suo racconto citando la lettera che gli era pervenuta dal Vescovo di Arezzo, che a sua volta era stato invitato dall'Abate di Vallombrosa, che lo informava della sua volontà di recarsi a questa festa.
A dì 5 di Giugno 1689.
Avendomi Mons. Ill.mo e Rev.mo Giuseppe Ottavio Attavanti, Vescovo nostro d'Arezzo, scritto una lettera fin sotto dì 26 del prossimo passato Maggio, di questo tenore; cioè: "Il P. Abate D. Angelico mi scrive, che sarà per l'ottava di Pentecoste a S. Trinita in Alpe, dove ho risoluto di portarmi anch'io se altro non m'accade: ne porto a V.S. Rev.ma l'avviso, acciò quando ella avesse genio di fare tale viaggio, possa io avere questa maggiore consolazione di vederla e goderla in quelle parti; non intendo però di darle quest'incomodo, quando per altro Lei non abbia intenzione; e con rinnovarle il mio solito desiderio di servirla….ecc.". Sentito io un sì amorevole invito di quel benignissimo Prelato, il dì 4 di questo mese di Giugno sul tardi mi partì di qui col P.D. Antonfrancesco Masi, mio Camarlingo, e la sera mi fermai a Carda a ricever le grazie del molto Rev.do D. Francesco Fabbri Curato di quel luogo, forzato dalla di lui umanità, come che è tutto amorevole, e ben affetto a me medesimo, e a tutta la nostra Religione. La mattina seguente, che fu la domenica della SS.ma Trinità, dissi messa quivi nella Chiesa Parrocchiale intitolata i S. Flora e Lucilla, all'altar maggiore, nel quale con pittura antichissima son dipinti alcuni nostri Santi; e di poi col medesimo Sacerdote, con l'istesso P. Camarlingo, e con molta gente di Carda, andai alla Badia di Santa Trinita in Alpe, luogo annesso alla nostra Badia di Castelfranco, dove trovai i Rev.mo P.D. Gio. Andrea Perati Abate di Castelfranco col P.D. Gasparo Antonini suo monaco; e il Rev.mo P.D. Angelico Bigazzi eremita delle Celle col P.D. Placidi Poltri Cellerario di Vallombrosa. Non molto dopo arrivò il predetto Mons. Ill.mo e Rev.mo Vescovo, il quale mostrò molto gusto di veder quivi tutti noi. Riposatosi alquanto, si messe a confessare in una sede preparata "in cornu evangelii", e in quel mentre il detto P. Abate D.Angelico cantò la messa con l'uso de' pontificali e noi altri con molti Preti cantammo in coro. Di poi si desinò sul prato sotto tende, e infrascate; e per soddisfare al pio desiderio di Mons., si lesse a tutta mensa; e lesse, così piacendo a Monsignore, il predetto D. Francesco Fabbri curato di Carda, e la lezione fu della Vita del Venerabile Servo di Dio D. Luigi Massei da Lucca Eremita recluso del Sacr'Eremo di Camaldoli, data modernamente in luce, e stampata in Firenze dal molto Rev.do Prete D. Giuseppe Mannucci da Poppi, la quale riuscì di piena soddisfazione di Mons. Medesimo, e di tutti. La festa riuscì bellissima, e di numerosissimo concorso di popolo, e di Preti, e Mons. Se ne chiamò soddisfattissimo; e massime per aver veduto tanta gente confessarsi e comunicarsi. Invitò il P. Abate D. Angelico, e me ad andare con lui ad Arezzo; ma noi ci scusammo e ringraziammo S.S. Ill.ma di tanta benignità; e partito Mons., partimo anche noi altri, il P. Abate Perati, e 'l suo monaco alla volta di Castelfranco; e noi col predetto D. Fabbri, e molti altri Cardesi venimo la sera a Carda, dove fummo dai quei Popoli tutti affezionati all'Abito nostro, ricevuti con incontri, sparo d'archibusi, suono di campane, e altre dimostrazioni d'allegrezza, come se fosse venuto il proprio Vescovo. Stemmo la sera dal detto P. Curato Fabbri, che ci trattò con molta carità, e amorevolezza; e la mattina seguente, 6 di detto mese, il P. Abate D. Angelico, e il P. Cellenario se ne tornarono per la via della montagna, a Vallombrosa; e il P. Camarlingo Masi, ed io ce ne tornammo a Poppi.
Dal Ms. 281 della Biblioteca Rilliana di Poppi.