Un’escursione alla Gorga Nera nel Monte Falterona
un itinerario nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi
Italiano
UN’ESCURSIONE ALLA SCOPERTA DEL FALTERONA 52
Dopo quindici minuti di discesa sul CAI 17 da Passo delle Crocicchie, arriviamo a la Gorga Nera. Oggi, con tale nome si fa riferimento a un piccolo stagno che possiamo ben osservare passandogli accanto su un camminamento di legno. In questa grande conca dai mille misteri, storia e leggenda si fondono. Non si sa dove finisce una e comincia l’altra. Qui la scrittrice Emma Perodi ambientò “Il Barbagianni del Diavolo”, una sua inquietante novella dove il diavolo aveva preso le sembianze di una capra e di un barbagianni. Attenendosi alla storia, il cronista Giovanni Villani scrive che il 15 maggio 1335 una grande porzione del Falterona rivolta verso il Mugello si staccò dal resto della montagna e scivolando verso valle andò a sotterrare il paese di Castagno. Da quella grande ferita nella montagna iniziò a uscire una quantità impressionante di acqua scura come la cenere che andò a riversarsi sul torrente Dicomano, da qui sul Sieve e poi sull’Arno. A questo punto la storia si mescola con la leggenda perché ci dice che insieme all’acqua torbida scendevano a valle molti animali, in particolare una quantità impressionante di serpenti che infestarono tanti terreni del Mugello. Firenze entrò in una grande crisi perché i tantissimi lanaioli che sostenevano l’economia della città (Arte della Lana di Fiorenze) non potevano più utilizzare l’acqua dell’Arno per lavare e depurare il loro prezioso prodotto. Tale situazione continuò per oltre due mesi, poi, lentamente, tornò alla normalità. Secondo la novella di Emma Perodi, le acque tornarono limpide solo dopo che il lanaiolo Bencio, aiutato dalle visioni di Suor Maria Visdomini del Monastero di Arcetri e da una vecchia di San Godenzo, non riuscì a catturare la capra e il barbagianni che furono bruciati. Questo non fu sufficiente, le loro ceneri doverono essere gettate in Arno dal Ponte Rubaconte (l’attuale Ponte Vecchio) dall’Arcivescovo di Firenze. Come le ceneri toccarono il fiume, le acque iniziarono subito a schiarirsi. Tornando alla storia, questa ci dice che dopo la frana del 1335, una grande spaccatura piena d’acqua, che fu chiamata Gorga Nera, esistesse realmente. La leggenda ci racconta che non riuscendo a capire quanto quella spaccatura fosse profonda, si decise di calarci una pesante pietra legata a una corda. Il sasso non finiva mai di scendere, quando finalmente la corda si alleggerì, si pensò che era stato raggiunto il fondo. Con grande stupore, quando si cominciò a ritirare la corda, questa rimaneva leggera. Una volta portata fuori dall’acqua, si vide che era stata bruciata. L’unica spiegazione plausibile cui si giunse era che in fondo a quella spaccatura ci fosse l’inferno, forse proprio quello descritto, una trentina di anni prima, da Dante Alighieri nella sua Commedia. Per secoli si è pensato che i violenti temporali, fulmini e tuoni che si abbattevano sul Mugello, si formassero in questa tenebrosa conca sulle pendici nord del Falterona. Molti altri smottamenti e terremoti si sono succeduti nei secoli in questa zona. Tra i tanti, è ricordata un’altra grande frana del 18 maggio 1641. Questi numerosi movimenti del terreno hanno portato al riempimento della grande spaccatura formatasi nel 1335. Agli inizi del Duemila, l’Ente Parco Nazionale ha ricreato un piccolo stagno. Intervento finalizzato a due scopi: mantenere vive la storia e leggende inerenti al luogo, migliorare l’habitat della rana temporaria, un anfibio che vive in zone particolarmente umide e fresche. Sotto quest’aspetto, la Gorga Nera, rivolta verso nord e all’ombra dell’alta montagna che gli sta a sud, non ha eguali nel Parco Nazionale. Accanto al laghetto si trova una piccola area attrezzata con panche e tavoli. Un ottimo luogo per gustarsi un saporito panino in compagnia di una bella natura, di una storia interessante, affascinanti leggende e della rana temporaria. After fifteen minutes of descent on the CAI 17 from Passo delle Crocicchie, we arrive at the Black Gorga. Today, this name refers to a small pond that we can well observe by passing it on a wooden walkway. In this great basin of a thousand mysteries, history and legend come together. It is not known where one ends and the other begins. Here the writer Emma Perodi set "The Devil's Barn Owl", one of her disturbing stories where the devil had taken the form of a goat and a barn owl. Sticking to history, the chronicler Giovanni Villani writes that on 15 May 1335 a large portion of the Falterona facing the Mugello broke away from the rest of the mountain and slipping towards the valley went to bury the town of Castagno. From that great wound in the mountain, an impressive amount of water as dark as ash began to come out and poured onto the Dicomano stream, from here onto the Sieve and then onto the Arno. At this point, history mixes with legend because it tells us that together with the murky water many animals descended into the valley, in particular an impressive amount of snakes that infested so many lands in Mugello. Florence entered a great crisis because the many wool workers who supported the city's economy (Arte della Lana di Fiorenze) could no longer use the water of the Arno to wash and purify their precious product. This situation continued for over two months, then slowly returned to normal. According to the story of Emma Perodi, the waters returned clear only after the wool worker Benno, aided by the visions of Sister Maria Visdomini of the Monastery of Arcetri and an old woman from San Godenzo, failed to capture the goat and the barn owl who were burned. This was not enough, their ashes had to be thrown into the Arno from Ponte Rubaconte (the current Ponte Vecchio) by the Archbishop of Florence. As the ashes touched the river, the waters immediately began to lighten. Returning to the story, this tells us that after the landslide of 1335, a large rift full of water, which was called the Black Gorga, really existed. The legend tells us that failing to understand how deep that crack was, it was decided to drop a heavy stone tied to a rope. The stone never stopped coming down, when the rope finally lightened, it was thought that the bottom had been reached. To amazement, when the rope began to be retracted, it remained light. Once taken out of the water, it was seen that it had been burned. The only plausible explanation that was reached was that at the bottom of that rift there was hell, perhaps the very one described, thirty years earlier, by Dante Alighieri in his Comedy. For centuries it was thought that the violent storms, lightning and thunder that struck the Mugello, were formed in this gloomy basin on the northern slopes of Falterona. Many other landslides and earthquakes have occurred over the centuries in this area. Among the many, another great landslide of 18 May 1641 is remembered. These numerous movements of the ground led to the filling of the great crack formed in 1335. At the beginning of the 2000s, the National Park Authority recreated a small pond. Intervention aimed at two purposes: keeping the history and legends inherent in the place alive, improving the habitat of the common frog, an amphibian that lives in particularly humid and cool areas. In this respect, the Black Gorga, facing north and in the shadow of the high mountain to the south, has no equal in the National Park. Next to the pond there is a small area equipped with benches and tables. A great place to enjoy a tasty sandwich in the company of beautiful nature, an interesting history, fascinating legends and the common frog.