Chitignano
in Casentino, una valle toscana che puoi conoscere in ogni suo dettaglio con questo sito
Testi e foto di Alessandro Ferrini ©
80 immagini in sequenza per conoscere Chitignano e i percorsi che dal paese conducono all’acqua ferruginosa e a La Casella
Chitignano: un castello, le acque termali, il paese del contrabbando
Dirigendosi da Rassina verso La Verna, dopo sei chilometri giungiamo a Chitignano, un paese dalla forma allungata che fiancheggia la strada. Il suo nome lo troviamo citato per la prima volta nel 967, come Clotiniano, quando Ottone I istituì qui un feudo che assegnò ai Conti di Chiusi e Caprese. Furono probabilmente questi signori a costruire nella zona un primo castello (il secondo sarà quello poi divenuto degli Ubertini) i cui pochi ruderi si possono andare a vedere su Poggio Giusti utilizzando per 3,7 chilometri la strada forestale (i primi 1,4 chilometri percorribili con un’auto normale) che dal paese conduce all’Eremo della Casella. Sarà poi una comoda passeggiata su una deviazione a destra (chiusa da sbarra) a condurci verso questo luogo. Dopo circa 1,5 chilometri, ancora una svolta a destra e in trecento metri saremo ai piedi di un piccolo colle sulla cui cima ci sono i resti del castello. Il luogo è conosciuto come Le Mura. L’abitato di Chitignano è relativamente moderno, infatti, anche se le sue origini sono seicentesche, lo sviluppo importante cominciò tra fine Ottocento e inizi Novecento favorito dalla vicinanza del Santuario della Verna e dalla presenza di sorgenti termali nei suoi dintorni. Acque solforiche ferruginose dalle comprovate proprietà curative dell’apparato digestivo, indicate per la depurazione del fegato e dei reni, la cura di alcune malattie della pelle. Nello sviluppo del paese, in realtà, contribuirono fortemente due attività svolte inizialmente in modo legale, poi illegalmente: la lavorazione del tabacco con la realizzazione dei sigari e la produzione della polvere da sparo. Per questo motivo, in Casentino, Chitignano è noto come il paese dei contrabbandieri. Approfondiremo l’argomento più avanti. Il piccolo borgo è posto tra due chiese. Nella parte più in alto troviamo quella di San Lorenzo, molto semplice, con timpano sulla facciata. Nella zona bassa si trova la Chiesa dei Santi Vincenzo e Pietro edificata a inizio Seicento. La sua architettura è molto particolare perché in epoca tardobarocca fu rifatta la facciata e aggiunto un porticato sulla parete sinistra. La torre campanaria, con orologio e un terrazzino in cima, fu costruita a metà Ottocento. L’interno è a unica navata con due cappelle laterali.Trattandosi di un borgo non antico, il nucleo di Chitignano, ossia la parte più vecchia, non ha cose di particolare interesse storico e architettonico da mostrare. Tuttavia si presenta piacevole e curato, chiara testimonianza dell’amore che gli abitanti hanno per il loro paese. La zona più interessante del luogo si trova un chilometro fuori dall’abitato, lungo la strada verso Rassina. Si tratta del Castello degli Ubertini e dell’antica podesteria. Il primo fu costruito da Conti Catani di Chiusi nel XII secolo. A questa famiglia fu tolto nel 1261 dagli Ubertini, la nobile e potente casata ghibellina nota per il suo antagonismo contro i guelfi fiorentini che in quel periodo aveva in Guglielmino il suo esponente di spicco. Questi era Vescovo di Arezzo e nel 1289 sarà a capo delle truppe aretine che si scontrarono con Firenze nella Battaglia di Campaldino. Nel 1325 il castello passò per qualche anno nelle mani dei Tarlati di Pietramala per poi tornare agli Ubertini che nel 1385 si sottomisero spontaneamente alla Repubblica Fiorentina. A seguito di questa mossa, Firenze permise che Chitignano, pur sotto il controllo della città del giglio, divenisse una contea retta dagli Ubertini. Tale situazione si protrasse fino al 1799, quando il Granduca Pietro Leopoldo soppresse la contea. Attorno a metà XIX secolo gli Ubertini venderono il castello che nei secoli aveva subito profonde riedificazioni trasformandosi nel grande palazzo che oggi possiamo vedere. Di fronte al castello, sull’altro lato della strada, si trova un edificio dalla forma molto particolare. Si tratta della Podesteria di Chitignano. Questa nacque nei primi anni del XV secolo e in origine era costituita dai due soli torrioni, certamente più alti, che oggi vediamo ai lati del palazzo. Si presume che uno fosse la sede amministrativa, nell’altro risiedesse la gendarmeria. Il corpo centrale dell’edificio fu un’aggiunta successiva. Come già accennato, la storia economica di Chitignano è stata molto legata al contrabbando con la lavorazione e commercializzazione del tabacco e la produzione della polvere da sparo. Della produzione, legale, di tabacco se ne ha notizia dal 1799, quando, autorizzata dal Granducato di Toscana, si praticava all’interno della Contea dei Conti Ubertini. Tale privilegio fu soppresso nel 1830, ma Chitignano non poteva rinunciare a quest’attività che tanti benefici economici dava, quindi si continuò clandestinamente. Non solo con la produzione di due tipi di trinciato, per sigarette e per pipa, ma anche con la preparazione del “tabacco da fiuto” e dei sigari. Del confezionamento di questi ultimi se ne occupavano principalmente le donne, nei loro laboratori domestici. Lo smercio clandestino si praticava prevalentemente a Firenze e in Romagna, ma si arrivava anche a Pisa, Livorno, in Maremma, nell’alto Lazio, in Umbria e nelle Marche. Tale attività si è protratta fino agli anni Cinquanta del XX secolo. Anche la produzione della polvere da sparo iniziò in modo legale negli anni Sessanta dell’Ottocento e conobbe il massimo sviluppo tra la fine di questo secolo e l’inizio della prima guerra mondiale. I polverifici autorizzati sorsero lungo il torrente Rassina da dove traevano l’energia necessaria al movimento delle macchine, i due principali furono I Ciofi e I Prati. Questi opifici erano delle vere industrie, relativamente al periodo, e davano lavoro a molte persone. Visti i guadagni, queste attività si espansero a livello individuale, chiaramente in modo illegale. Sempre lungo il torrente, ma principalmente nei boschi dove era più difficile scoprirle da parte delle autorità di controllo. Si realizzavano i così detti “pilli”, ossia rudimentali buche nella roccia simili a mortai. Al loro interno avveniva il pestaggio dei componenti della polvere pirica: carbone, zolfo e salnitro. Già in possesso di qualche decennio di esperienza, in genere erano gli stessi contrabbandieri del tabacco a cimentarsi anche nella produzione e commercializzazione della polvere pirica. Negli anni precedenti il secondo conflitto mondiale quest’attività iniziò ad andare in crisi. Nel 1944, i tedeschi in ritirata distrussero I Ciofi e I Prati. Per quest’ultima azienda fu la fine della sua storia. I Ciofi riaprirono dopo la guerra, ma con una produzione limitatissima rispetto ai momenti d’oro. Nel 1966 vi fu la chiusura definitiva. A quest’affascinanti aspetti della storia, relativamente recente, di Chitignano è dedicato l’Ecomuseo del contrabbando e della polvere da sparo che si trova fuori paese, centocinquanta metri oltre la Chiesa di San Lorenzo, lungo la strada che conduce a Chiusi della Verna. Qui sono esposti strumenti di lavoro di questi due illegali mestieri e pannelli esplicativi. Abbiamo già accennato all’importanza che le acque termali hanno avuto per Chitignano. Vi è stato un vero e proprio turismo dovuto a quest’aspetto. Molte sono le sorgenti presenti nel territorio, sono elencate attraverso diciassette vasetti esposti nell’ecomuseo contenenti ognuno l’acqua di una sorgente. A quella dell’acqua ferruginosa (tra le più note e fruttate in passato) possiamo arrivarci in meno di mezz’ora con una passeggiata partendo proprio dall’ecomuseo del contrabbando e della povere da sparo. Dobbiamo seguire per duecento metri la strada asfaltata verso Chiusi della Verna. Troveremo, a sinistra, una pineta con l’indicazione “acqua ferruginosa”. Da qui un sentiero dentro un fitto bosco in dieci minuti ci fa scendere ad un bivio dove dobbiamo tenere la destra. In pochi minuti raggiungiamo uno scosceso, e quindi rumoroso corso d’acqua, il torrente Rio, che attraverseremo con una passerella. Ancora qualche minuto di cammino e arriviamo al torrente Rassina, più ampio del precedente. Lungo la sua sponda sinistra, dieci metri a monte rispetto al punto in cui vi siamo arrivati, si trova la sorgente ferruginosa. Il terreno e i sassi di color rosso ruggine ce la indicano chiaramente. Dalla parte alta del paese torniamo in quella bassa. A pochi metri dalla chiesa dei Santi Vincenzo e Pietro inizia una strada che scende al torrente. Prima di attraversarlo, a sinistra, vi è la “Buca del Tesoro”. Un parco di cui parleremo alla fine di questo testo. Continuando raggiungeremo Rosina e Taena, due piccoli abitati inseriti in un contesto agricolo i cui toponimi lasciano facilmente intuire le loro origini etrusche. Borghi che ci riportano a un tempo che fu, con interessanti elementi architettonici sugli edifici. Le piccole chiese di queste località, rispettivamente dedicate a Santa Margherita e San Jacopo, sono degne di attenzione. La loro forma e il pietrame, grande e ben squatrato, ci portano molto indietro nel tempo, infatti sono indicate come risalenti all’XI secolo. Da Rosina in due chilometri si sale a Croce di Sarna. Un abitato che non ha cose particolari da mostrare ma che offre un bel panorama su Chitignano e la valle che si dirige verso Arezzo. In condizioni di nitidezza riusciamo a distinguere l’inconfondibile profilo del Monte Amiata. Dalla parte opposta vedremo Bibbiena e l’alto Casentino. Colpirà la nostra attenzione un piccolo borgo sull’apice del colle di fronte. È il Castello di Sarna, raggiungibile da qui in un chilometro. Un luogo di origine medievale senza dubbio da visitare, anche se siamo entrati nel Comune di Chiusi della Verna. A inizio di questo testo abbiamo citato l’Eremo della Casella. Posto sull’Alpe di Catenaia a 1265 metri di quota, è raggiungibile da Chitignano in circa sette chilometri a piedi tramite il percorso CAI 028 che inizia di fronte alla chiesa di San Lorenzo. Possiamo ridurre la camminata utilizzando la strada che inizia accanto al CAI 028. Questa per 1,4 chilometri è ben percorribile con un’auto normale, poi diviene una strada forestale, occorre un mezzo adeguato. Dopo 4,1 chilometri, la strada termina su uno spazio che è anche un quadrivio. Qui ritroviamo il CAI 028 (percorso centrale chiuso da una catena) che per trecento metri sale in modo deciso su un terreno sassoso. Poi volta a sinistra e, in modo pianeggiante, entra in uno splendido bosco costituito per lo più da faggi, ma troveremo anche abeti, frassini, cerri. Via via, freschi ruscelli ci faranno ascoltare il loro mormorio. Questa meravigliosa scenografia naturale in poco più di due chilometri ci conduce all’incrocio con il CAI 50, sul crinale dell’Alpe di Catenaia. Imbocchiamo a sinistra questo percorso che in 1,7 chilometri ci conduce alla Casella. Dal prato adiacente all’eremo abbiamo un bel panorama sulla Valtiberina, inconfondibile per l’invaso di Montedoglio, il più grande lago della Toscana. La cappella e il romitorio della Casella, restaurati nel 1987, hanno origini databili seconda metà del XV secolo. Furono costruiti per ricordare una sosta di preghiera e di saluto alla Verna che qui fece San Francesco il 30 settembre 1224 quando lasciò per l’ultima volta l’amato monte. A creare un simpatico legame tra Chitignano e l’Eremo della Casella ci pensò, a fine Ottocento, la fantasia di Emma Perodi. La scrittrice di Cerreto Guidi, tra le sue Novelle della Nonna, scrisse quella intitolata “Il Romito dell’Alpe di Catenaia” . Nella fiaba si narra che in un imprecisato giorno di tanti anni fa giunse alla Casella un giovane cavaliere. Non aveva servitù al seguito e non mostrava l’esuberanza tipica di queste figure, al contrario appariva molto umile. Dismessi gli abiti signorili, fece di un saio la sua veste. Per i pochi bisogni alimentari di tanto in tanto scendeva a Chitignano. Era una persona riservata, al tempo stesso gentile e rispettoso verso gli altri. Si dedicava con tanto amore ai bambini malati che spesso sapeva guarire. Quando non vi riusciva, era capace di trovare parole molto confortanti per alleviare il dolore dei genitori. Una notte il romito ebbe un sogno: vide sgorgare da una sorgente prossima al paese acqua abbondante e dalle proprietà curative. Il giorno seguente scese a Chitignano a cercare quella sorgente che trovò vicino al torrente. Quell’acqua guariva veramente molte persone, quindi aveva un grande valore. Così, quel luogo che donava un bene tanto prezioso alla comunità fu chiamato Buca del Tesoro. Quella sorgente scoperta dal Romito dell’Alpe di Catenaia è ancora lì, con lo stesso nome. Quando rientriamo dall’escursione all’Eremo della Casella o dalla passeggiata all’acqua ferruginosa, ma anche durante una visita a Chitignano, non dimentichiamoci di passare ad assaggiare il sapore solfureo ferruginoso di quell’acqua. Al tempo stesso beneficeremo delle sue proprietà depurative. La Buca del Tesoro è un parco con un ampio prato e giochi per bambini, un ambiente ideale per famiglie. È anche un’area attrezzata per pranzi, merende e cene in un luogo fresco immerso nel verde. L’acqua non manca, anche non termale. Vi è anche in piccolo chiosco in grado di prepararci all’istante specialità da gustarsi in pieno relax. Le prime 42 pagine della sequenza, ognuna con foto e descrizione, sono una visita virtuale al territorio comunale di Chitignano. Da pagina 43 a 54 è descritta la breve passeggiata che dall’ecomuseo conduce ad un “pillo” dei contrabbandieri e poi alla sorgente dell’acqua ferruginosa. Da pagina 55 a 80 sono mostrate le due possibilità per raggiungere l’Eremo della Casella partendo da Chitignano con una possibile deviazione per andare a vedere i resti del primo castello di Chitignano.