Montemignaio, un antico castello
sulle pendici casentinesi del massiccio del Pratomagno
Testi e foto di Alessandro Ferrini ©
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Un castello e una pieve romanica sulle pendici del Pratomagno: Montemignaio
A Montemignaio si può giungere salendo da Strada in Casentino o da una deviazione sulla Strada della Consuma a un paio di chilometri dall’omonimo passo. Terza alternativa è scenderci da Monte Secchieta. In questo caso avremo una vista dall’alto del luogo prima di arrivarci e una torre colpirà la nostra attenzione. Questa ci anticipa che il paese è sorto sui resti di un castello, quasi una regola sulle pendici del Pratomagno. L’intera zona era sotto il dominio dei Guidi fin dall’XI secolo. Un territorio importante, perché una sorta di avamposto verso Firenze. Un motivo valido per costruirvi, nel XIII secolo, una fortificazione che all’epoca prese il nome di Castel Leone. Giunti al paese ci accorgiamo che oltre alla torre sono ancora presenti una parte delle mura del castello. Vi è anche una bella porta, ma questa fu aperta nel XIX secolo. Oltrepassata questa, il piccolo borgo è molto gradevole da visitare. Interessante è l’oratorio di Sant’Agata che ha origine da una cappella costruita nella prima metà del XIV secolo e il cui portale presenta un chiaro stile gotico. Sulla soprastante lunetta si trova lo stemma dell’Arte della Lana, un’importante azienda fiorentina che ebbe certamente stretti rapporti commerciali con questo luogo di pastori quando, da fine Trecento, Firenze subentrò ai Guidi nel dominio del castello. La storia di questo territorio era iniziata ben prima dei Guidi. Da qui passava una strada romana e dalla presenza in questa zona di una pietra miliare, una Mons Miliarius, può derivare il nome Montemignaio. Il luogo conobbe anche i longobardi, i quali, provenendo da quello che è l’attuale Passo della Consuma, da qui passarono nella loro avanzata in Casentino. Con il nome Montemignaio non s’identifica un paese, ma una zona a cui appartengono diversi abitati. Di questi, i due più importanti sono Castello, di cui abbiamo parlato, e Pieve, così chiamato per la presenza di una chiesa romanica che descriviamo più avanti. È difficile assegnare un’altitudine a Montemignaio. Quella ufficiale è 740 metri, che si riferisce al Palazzo Comunale, ma al castello siamo già oltre gli 800 metri. Da qui una piacevole strada tra il verde conduce al Passo della Consuma. Percorsi un paio di chilometri, un bivio a destra ci fa scendere al vicino Oratorio delle Calle. Il toponimo dice già molto su questo luogo posto sulla via di collegamento tra Montemignaio e Consuma. Qui si contava, era una sorta di dogana. E cosa si contava? Generalmente le pecore nei periodi della transumanza. Sulle origini del grazioso oratorio posto lungo il Fosso Tiglieto si sa poco. Dovrebbe aver sostituito un tabernacolo presente in questo punto di passaggio fin dall’inizio del XV secolo. Vi è un altro luogo, poco fuori l’abitato di Pieve, interessante dal punto di vista storico, architettonico, ambientale. Si tratta di un ponte a schiena d’asino di origine medievale. Per andare a vederlo è necessario scendere per circa due chilometri la via che conduce a Strada in Casentino. Un breve sentiero sulla sinistra ci porta al ponte. Queste “infrastrutture medievali”, risalente generalmente al XIII e XIV secolo, sono frequenti sui torrenti casentinesi, in particolare quelli che discendono le pendici del Pratomagno. Oltre che mostrarci il loro fascino architettonico, hanno sempre da raccontarci qualcosa d’importante perché la loro costruzione, che non era cosa di poco impegno, doveva avere buone giustificazioni economiche. Di solito a un ponte corrispondeva un molino, un’attività di primaria importanza per l’epoca e anche nei secoli successivi. Dopo questa breve escursione storico naturalistica, ritorniamo in paese perché ci aspetta la visita a quello che può considerarsi il luogo più importante del luogo, la Pieve di Santa Maria Assunta. La chiesa, di chiaro stile romanico, può datarsi sesto settimo decennio del XII secolo. All’interno presenta le classiche tre navate. Queste, a differenza delle consorelle poste nell’alto Casentino (Strada, Romena e Stia) dove sono separate da colonne, qui sono divise da tre coppie di pilastri all’ingresso della chiesa e da quattro colonne nella zona presbiteriale. Quest’ultime hanno alla loro sommità interessanti capitelli con scolpiti motivi vari. I pilastri, invece, hanno semplici capitelli realizzati su spesse lastre di pietra. In compenso su parti d’intonaco rimasto sono ancora visibili porzioni di affreschi databili fine XIV secolo. Non sono l’unica forma d’arte presente nella chiesa, qui sono conservate opere di varia tipologia. Da citare è una tavola del XVI secolo posta sulla parete sinistra raffigurante la Vergine con Bambino e Santi attribuita a Michele di Ridolfo del Ghirlandaio. Sulla parte opposta dell’edificio si trova una terracotta invetriata databile 1500 circa attribuita a Benedetto Buglioni, mostra una Madonna con Bambino tra i Santi Antonio Abate e Sebastiano. Accanto a questa abbiamo una piccola tavola cuspidata con fondo oro su cui è dipinta una Vergine con Bambino. Proviene dall’Oratorio delle Calle ed è attribuita al fiorentino Rossello di Jacopo Franchi. Riferibile alla prima metà del XV secolo, è detta Madonna delle Grazie poiché ritenuta miracolosa dalla popolazione locale. I pilastri, le colonne, i capitelli e le sovrastanti arcate sono le uniche parti architettoniche di questa chiesa risalenti al XII secolo. Purtroppo la Pieve di Montemignaio fu costruita su un terreno instabile che nei secoli ha causato ripetuti cedimenti della struttura. Varie riedificazioni hanno riguardato via via l’intera parte esterna dell’edificio.Nel corso di un grosso intervento del 1904 la facciata venne anche arretrata e l’abside fu molto ingrandita, tanto da renderla sproporzionata rispetto alla parete dove si appoggia. All’inizio di questo testo abbiamo fatto cenno a Monte Secchieta. La montagna si trova nel territorio comunale di Montemignaio e rappresenta la parte finale, verso nord, del massiccio del Pratomagno. La cima del monte, 1448 metri, dista dal paese nove chilometri. Sempre con la stessa distanza possiamo raggiungerla dall’Abbazia di Vallombrosa. Monte Secchieta è ben individuabile, anche da molto lontano, per la presenza di tre grandi pale eoliche. Il luogo è noto per le sue maestose faggete e per l’ampio panorama a 360 gradi che offre. Da quassù si domina gran parte del Casentino e del Valdarno. Nelle giornate nitide abbiamo una bella vista su Firenze e ben oltre: fino all’appennino pistoiese e le Alpi Apuane. Il Monte Secchieta offre percorsi naturalistici adatti al trekking così come a rilassanti passeggiate che richiedono un impegno fisico limitato. Le pagine in sequenza di questa sezione web inizieranno illustrando proprio gli aspetti di questo monte, poi scenderemo al paese.