Il fatto che la Pieve di Cascia di Reggello sia dedicata a San Pietro testimonia l’importanza che avrebbe dovuto assumere dopo la sua edificazione, inoltre sta a significare che si trattava generalmente di una chiesa tra le più antiche per quella zona (vedi Pieve di Romena e Pieve di Gropina). Questa pieve romanica del Valdarno Superiore è databile prima metà del XII secolo e fu realizzata, economicamente, con parte delle ingenti ricchezze che la Contessa Matilde di Canossa aveva lasciato alla Chiesa.
La Pieve di Cascia non sorse in un punto qualunque, ma come tutte le pievi, chiese per il popolo, pellegrini e viandanti, fu eretta lungo un’importante direttrice. In questo caso la Cassia Vetus, la strada romana che collegava Arezzo con Fiesole. Inoltre in questo punto arrivava e partiva dalla Cassia Vetus una strada che saliva verso il Pratomagno e attraverso il Valico di Reggello collegava Valdarno e Casentino. Probabilmente la Pieve di Cascia va a sostituire una preesistente chiesa paleocristiana e il suo possente e alto campanile a base quadrata può essere una riedificazione di una torre longobarda dell’VIII secolo.
Giungendo alla pieve notiamo subito un elemento architettonicamente anomalo: un loggiato di stile rinascimentale posto davanti alla facciata. Questo si integra però bene con il resto dell’edificio e l’enorme campanile, forse contribuisce addirittura ad “alleggerire” l’intera struttura.
Entrando poi nella Pieve di San Pietro a Cascia ci caliamo nella più classica architettura romanica avvolta dal quasi buio, pochissima è infatti la luce che filtra dalle strette monofore. L’interno è a tre navate costituite dalle consuete sette (numero biblico) arcate poggianti su colonne monolitiche e due pilastri in prossimità della zona presbiteriale. Tra colonne e arcate sono posti stupendi capitelli che riproducono motivi vari. Alcuni di questi li potremo vedere dettagliatamente nella galleria fotografica. Come altre chiese di questo periodo, anche questa era certamente intonacata e affrescata nel suo interno. Questo patrimonio pittorico oggi e andato quasi completamente perduto. Rimane un affresco staccato che mostra un’Annunciazione. L’opera, attribuibile a Mariotto di Cristofano, cognato e maestro di Masaccio, è databile attorno al 1420.
La chiesa possiede una sola grande abside, molto lineare e senza particolari fregi. Insieme ad altri elementi architettonici è meglio ammirabile dall’esterno, portandoci nelle zona posteriore dell’edificio religioso. A sinistra della zona absidale della Pieve di San Pietro a Cascia, dominata dalla torre campanaria della chiesa, vi è una struttura apparentemente non vecchia, in realtà è anche questo un edificio storico. Qui si trova un museo d’arte sacra che è stato chiamato “Museo Masaccio” perché vi è conservata la prima grande opera conosciuta del pittore valdarnese: il Trittico di San Giovenale. Entreremo e descriveremo quest’ambiente con la galleria fotografica.