BIBBIENA
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UNA VILLA CAMALDOLESE PRESSO SOCI
Proseguendo il nostro viaggio nel Comune di Bibbiena, da Soci in direzione Partina dopo qualche centinaio di metri si trova a destra un bivio che ci porta davanti alla vicinissima Villa Mausolea. Un grande ed elegante edificio seicentesco ed altri edifici, cinti da robuste mura, fatti costruire dai Monaci Camaldolesi, e tutt'oggi ancora di loro proprietà. All'epoca la maggior parte dei terreni e case posti lungo il torrente Archiano e sulle colline adiacenti erano di proprietà dei camaldolesi, Villa Mausolea doveva essere quindi la sede amministrativa di tali beni. Il prestigioso edificio luogo fungeva anche da luogo di cura per monaci malati e da ospizio per quelli anziani. Era inoltre un punto sosta e una foresteria per quelle persone che si recavano a Camaldoli. Serviva anche come prima accoglienza a grandi personalità che andavano in visita all'eremo e al monastero camaldolesi.
Questo è quanto concerne la grande villa, poi ci sono altri edifici attigui. Questi erano adibiti per lo più a deposito e conservazione di prodotti agricoli.
Il nome Mausolea deriva da Mausoleo, così si chiamava un pianoro sovrastante la vicinissima vecchia Pieve di Partina di cui potremo vedere alcune testimonianze architettoniche tra qualche pagina.
In alcuni documenti antichi, la camaldolese Mausolea è ricordata con il nome "grancia". Questo termine indica nella cultura benedettina uno o più edifici adibiti alla custodia e conservazione di prodotti agricoli. Questo aveva voluto realizzare il Priore Generale di Camaldoli Pietro Delfino quando nel 1492 aveva fatto costruire una serie di edifici sul pianoro mausoleo. Questo era anche un luogo destinato a quei monaci che preferivano una vita meno spirituale e più manuale. Da qui passava anche un'importante viabilità per la Romagna. Attorno al 1640 la grancia aveva urgente bisogno di consolidamenti, rifacimenti. Il lavoro era molto grande e cosi fu deciso di costruirne una nuova, spostata poco più a sud. Nel 1650 era già terminato il nuovo complesso della Mausolea.
Della vecchia grancia di Pietro Delfino rimangono poche tracce, oggi al suo posto vi sono campi coltivati. Durante il secondo conflitto mondiale alcuni locali sotterranei di questa furono usati per nascondere e conservare viveri.
Questo è quanto concerne la grande villa, poi ci sono altri edifici attigui. Questi erano adibiti per lo più a deposito e conservazione di prodotti agricoli.
Il nome Mausolea deriva da Mausoleo, così si chiamava un pianoro sovrastante la vicinissima vecchia Pieve di Partina di cui potremo vedere alcune testimonianze architettoniche tra qualche pagina.
In alcuni documenti antichi, la camaldolese Mausolea è ricordata con il nome "grancia". Questo termine indica nella cultura benedettina uno o più edifici adibiti alla custodia e conservazione di prodotti agricoli. Questo aveva voluto realizzare il Priore Generale di Camaldoli Pietro Delfino quando nel 1492 aveva fatto costruire una serie di edifici sul pianoro mausoleo. Questo era anche un luogo destinato a quei monaci che preferivano una vita meno spirituale e più manuale. Da qui passava anche un'importante viabilità per la Romagna. Attorno al 1640 la grancia aveva urgente bisogno di consolidamenti, rifacimenti. Il lavoro era molto grande e cosi fu deciso di costruirne una nuova, spostata poco più a sud. Nel 1650 era già terminato il nuovo complesso della Mausolea.
Della vecchia grancia di Pietro Delfino rimangono poche tracce, oggi al suo posto vi sono campi coltivati. Durante il secondo conflitto mondiale alcuni locali sotterranei di questa furono usati per nascondere e conservare viveri.